14/01/14

BARAKA! L'OMBELICO DEL MONDO HA SPENTO IL SOLE! TEMPO...




Gli studiosi italiani Daniele e Gabriele Cataldi hanno studiato a fondo questo cerchio nel grano, concludendo che nasconde un messaggio non elaborato dall'uomo. Le teorie circa la realizzazione del cerchio sono essenzialmente due: la prima vuole che il disegno sia stato realizzato da un elicottero pilotato con l'ausilio di un dispositivo GPS (Global Positioning System); teoria subito sacrtata dai due ricercatori poiché la zona dove si trova il crop è sovrastata da cavi dell'alta tensione e sarebbe stato alquanto rischioso farvi volare un elicottero. La seconda teoria prevede l'utilizzo di un qualche raggio sconosciuto emesso da un satellite geostazionario. La domanda è: perché qualcuno con a disposizione una tecnologia così costosa come un satellite la utilizzerebbe per disegnare la faccia di un alieno su un campo inglese? a quale scopo? che beneficio potrebbe mai trarne?


Perticolare del cerchio contenente il messaggio
Perticolare del cerchio contenente il messaggio
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Daniele e Gabriele Cataldi hanno trovato sei simboli nel cerchio con valori numerici diversi a seconda della loro lunghezza: come si può vedere nella foto a fianco si distinguono blocchi di valore 1, 2, 4, 6, 8 e 10. Sempre secondo i ricercatori gli spazi costituiti dal grano piegato fra i tasselli rappresenterebbero gli zeri del codice binario. Purtroppo alcuni tasselli sono stati compromessi dai solchi lasciati dalle macchine agricole, rendendo ardua la loro decodifica. Così come gli 'uno' del codice, gli zeri si presentano sia isolati sia a gruppi. I più fiduciosi confidano nel messaggio alieno e sostengono che questo disegno voglia essere una sorta di 'libretto di istruzioni' per comunicare con le stelle, qualcuno ha fatto notare che vicino al sito del crop circle sorge un'antenna per comunicazioni a microonde, asserendo che non si tratta di una coincidenza e che gli alieni stanno cercando di suggerirci lemicroonde quale mezzo di comunicazione. 



"Verrà un giorno in cui la Torre renderà ciò che le è stato affidato. La piramide salterà come un ariete e allora terminerà la triste Età del Ferro"
Libro di Enoch


LE NANOSPIRALI DEGLI URALI


Ciò di cui ho appena finito di parlare è noto ai fisici da decenni. La distorsione di legami chimici in un cristallo sottoposto a sforzo produce deformazioni abbastanza singolari - come quelle spiraliformi del tungsteno appunto - in alcuni casi "non" reversibili, e la causa di questo fenomeno è lo scorrimento relativo di piani reticolari adiacenti, cioè lo scivolamento d'una parte dei cristalli rispetto agli altri.
Gli effetti anarmonici (non lineari) di un cristallo sono descritti, in genere, da costanti elastiche del terzo ordine, come succede per tutti i fenomeni che derivano dall'interazione tra onde elastiche, e sono descritti nell'ambito della teoria dell'elasticità, considerando che tra il tensore di sforzo e quello di deformazione vi deve essere almeno una dipendenza quadratica, per cui le costanti elastiche che s'introducono sono sempre costanti del terzo ordine. Si tratta cioè di fenomeni fisici non-lineari non governati dalla legge della proporzionalità diretta o, se vogliamo usare altre parole, dal principio - inteso in senso stretto - di causa ed effetto.
I nanocristalli spiraliformi di tungsteno, dunque, "non" sono il prodotto di nanotecnologie, ma il prodotto "di scarto":

  • di attività belliche ad altissima tecnologia;
  • di attività spaziali.
Non solo, ma è necessario fare chiarezza anche su un altro punto.
Nella stessa zona di rinvenimento dei nanocristalli sono state trovate microspirali di rame dalle dimensioni molto ridotte, ma ben identificabili ad occhio nudo e quindi per questo ascrivibili ad un altro ordine di applicazioni fisiche, completamente diverse da quelle cui appartengono i nanocristalli.
Le microspiraline in rame, le cui dimensioni vanno dai 3 centimetri al mezzo centimetro, non hanno alcunché in comune, da tutti i punti di vista, con i nanomateriali di scarto trovati nello stesso sito archeologico, all'infuori della stessa parola "spirale" che, usata all'ingrosso, induce in confusione e genera accostamenti non chiari tra le due cose.
Per queste microspiraline di rame dunque sarebbe opportuno che la parola "spirali" fosse definitivamente sostituita, per evitare futuri equivoci e confusioni, con la parola "solenoidi", perché di questo si tratta: solenoidi che, in una qualche apparecchiatura d'una qualche macchina elettrica, avrebbero potuto svolgere il ruolo o d'induttanze o di generatori di piccoli campi elettromagnetici.
Che ci fanno allora, nello stessa zona e nello stesso strato geologico, tutti questi reperti? Possono essere, questi solenoidi, alcuni resti provenienti dalla disintegrazione di qualche mezzo ad alta tecnologia, forse un aeromobile, colpito e distrutto da un proiettile esplosivo? È possibile che lì ci fosse una base aerea, attaccata e distrutta nel corso di una guerra di 100.000 anni fa, i cui echi si ritrovano ancora nei più antichi racconti epici, nei poemi indoariani e nel Mahâbhârata in particolare?
Per quanto riguarda le nanospirali di cristalli di tungsteno esistono soltanto due posti in cui "oggi" è possibile trovarle:

  • nei poligoni delle forze armate statunitensi dove si sperimentano nuove armi;
  • nelle vicinanze di un cosmodromo.
Ecco dunque perché la Matveeva, nel suo rapporto, parlava di "lancio di razzi dalla vicina stazione spaziale di Pleseck". In verità la Matveeva stessa escludeva "quasi del tutto" la possibilità che le nanospirali di tungsteno potessero avere una qualche relazione con quel poligono di lancio, perché questi reperti si trovavano inglobati in sedimenti la cui datazione risale a 100.000 anni fa, in pieno Pleistocene.
Oltre a ciò la base spaziale di Pleseck, come si può vedere dalla cartina geografica, si trova ad una distanza di oltre 1000 km dai fiumi degli Urali subpolari Kozim, Naroda e Bolsaja Synja, nei cui bacini sono stati rinvenuti questi misteriosi, microscopici oggetti.
Al punto in cui siamo non possiamo sfuggire all'idea che 100.000 anni fa in quella zona degli Urali subpolari possa essersi verificato almeno uno dei seguenti eventi:
  • una guerra combattuta con armi ad altissima tecnologia;
  • un'intensa attività di decollo ed atterraggio di aeromobili con motori a razzo;
  • entrambe le cose insieme o in momenti diversi.
Forse i protagonisti di questi ipotetici eventi non erano extraterrestri ma esisteva sul nostro pianeta una "civiltà terrestre" avanzata quanto e forse più di quella attuale, spazzata poi via da successive catastrofi planetarie o forse da una guerra che la portò alla distruzione totale. Forse alcuni dei suoi membri sopravvissero con ancora tra le mani strumenti ad alta tecnologia, divenendo così gli "dei" del mondo antico; altri ancora forse sopravvissero, ma tagliati fuori da ogni contatto con i gruppi più e meglio organizzati e dovettero ricominciare daccapo, perdendo col tempo ogni memoria del passato.
È un'ipotesi che non si può escludere, anche se è molto più diffusa quella dell'arrivo di "dei" da altri mondi, come fa Zecharia Sitchin nei suoi celebri libri.




BLOCCHI DI GHIACCIO DAL CIELO

Tecnicamente si chiamano megacriometeore, e rappresentano un tema molto interessante, al limite (e oltre) delle nostre attuali capacità di spiegazione.
Si tratta di blocchi di ghiaccio, ben più grandi della classica grandine, che cadono, apparentemente inspiegabilmente, dal cielo.
Se il fenomeno è noto fin dall’antichità, negli ultimi anni si è decisamente intensificato, tanto da far pensare agli scettici che si trattasse di uno scherzo. Furono in particolare gli anni fra il 1999 e il 2000 caratterizzati da molti di questi pezzi di ghiaccio caduti in Italia e Spagna. Addirittura oltre 400 pezzi di ghiaccio segnalati in Italia dal 17 gennaio al 3 febbraio 2000.
Il fenomeno in alcuni casi potrebbe essere ricondotto a fenomeni temporaleschi, con formazione di blocchi composti da molti chicchi di grandine, nell’ambito di una situazione particolarmente turbolenta nell’atmosfera. Io stesso descrissi nel caso del tornado di Robecco Pavese del 1957 un caso di caduta di un blocco enorme di ghiaccio, oltre 20 cm di diametro.
Il problema è che in molti casi il cielo era sereno durante queste cadute, oltre al fatto che il più grande blocco segnalato è di ben 220 Kg, in Brasile, e non mi viene in mente una condizione atmosferica così particolare da consentire un evento simile o anche solo paragonabile.
Da una breve ricerca su internet non sono mancati cenni alla Bibbia, agli U.F.O., alle alterazioni climatiche e ai veleni. Sembra che appena ci sia qualcosa di inspiegato occorra metterci di mezzo senza tanti complimenti tutti i misteri in un colpo solo.
L’ipotesi più interessante circa la genesi e l’aumento di frequenza nella caduta di questi blocchi è quella meteorologica. La spiegazione è legata al riscaldamento globale: le masse di aria calda, sempre più preponderanti e sempre più in alto nella troposfera riuscirebbero in alcuni casi a interagire con la stratosfera e a quelle quote il mix di umidità e temperature molto fredde permetterebbe la formazione di blocchi.
Mi rendo conto che non sia una tesi da premio nobel, ma al momento mi pare l’unica plausibile, escludendo alieni, segni della fine del mondo, temporali a ciel sereno, blocchi caduti da aerei. A questo proposito né i sistemi, anche se fossero difettosi, dei w.c. potrebbero generare pezzi così grossi e privi di segni come disinfettanti (o peggio!). Il ghiaccio che eventualmente si forma sulle ali poi viene frammentato già sull’ala per evitare che il peso influisca sulla portanza dell’aereo, cioé ne minacci la stabilità. Quello del ghiaccio infatti non è né un problema nuovo né sottovalutato dall’aeronautica, anzi è uno dei pericoli maggiori. E i pezzi di ghiaccio sono stati segnalati anche lontano da rotte aeree.
In ogni caso non si può affermare che per tutti i casi ci sia una spiegazione sola, ma certamente occorre trovarne una per i tanti casi inesplicabili.









L'UOMO HA PAURA DEL TEMPO
MA IL TEMPO HA PAURA DELLE PIRAMIDI

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