03/09/12

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  • Pane quotidiano: Il termine greco epiousion rimaneva, già per Origene, di dubbia interpretazione. Esso potrebbe essere tradotto letteralmente "supersostanziale" ("al di sopra della ousìa", dell'essenza), ma anche più semplicemente potrebbe significare "quotidiano" (la razione che sta sopra il piatto di ogni giorno). Da questa ambiguità del testo greco originale derivano le differenti traduzioni della parola nelle diverse lingue moderne.
  • Rimetti i nostri debiti (pronunciato da Gesù Cristo): Siccome la preghiera chiede il perdono dei peccati, alcuni si sono chiesti se Gesù l'avesse proposta per sé stesso o per i suoi discepoli. Nel primo caso parrebbe in contrasto con il dogma della impeccabilità di Gesù, e quindi tradizionalmente l'espressione è stata interpretata come una richiesta formulata appositamente per i discepoli.
  • Non ci indurre (inducas) in tentazione: Le traduzioni nelle varie lingue moderne non sempre rendono al meglio il significato originale di questa richiesta; in particolare la parola italiana "indurre" è un calco fedele del latino inducas, a sua volta traduzione del greco. La frase probabilmente va interpretata come: «Non permettere che cadiamo quando siamo tentati»: la preghiera chiederebbe dunque la forza necessaria per vincere latentazione, piuttosto che di essere esentati dalla prova che, oltre tutto, giungerebbe da Dio stesso.
Tuttavia il latino in-ducas e il greco eis-enenkes riflettono anche un aspetto peculiare della teologia biblica, in cui l'affermazione della unicità di Dio e della sua azione nel mondo porta alla drammatica consapevolezza che sia Dio stesso a "condurre" il credente "dentro nella prova" (come è narrato, per esempio, nel Libro di Giobbe).
La versione presente nel lezionario pubblicato nel dicembre 2007 dalla Conferenza Episcopale Italiana, ispirandosi a quello che poteva essere un originale aramaico, propone la traduzione «non abbandonarci alla tentazione»[3]Alcuni vangeli apocrifi[senza fonte] hanno un'altra forma per la frase in questione, argomentando implicitamente che Dio non può tentare i suoi fedeli.
  • Liberaci dal male: Sia il latino malo (ablativo), sia il greco ponerou (genitivo), non permettono di distinguere se si tratti di un sostantivo neutro (che si riferisca al "male" come concetto astratto) o maschile (il "maligno", cioè il tentatore, il diavoloSatana). Entrambe le interpretazioni rimangono, dunque, legittime.
  • L'antifona venne spesso musicata (con notevoli varianti nell'ultima parte del testo) sia come mottetto polifonico nel periodo rinascimentale (PalestrinaVictoriaJosquin Desprez - quella attribuita a Giulio Caccini è in realtà una frode moderna composta da Vladimir Vavilov, così come quella attribuita al rinascimentale Jacques Arcadelt, probabilmente composta nella prima metà del XIX secolo da Pierre-Louis Dietsch, rielaborando la chanson. Risale probabilmente a quest'epoca il celeberrimo mottetto Ave Maria, tradizionalmente attribuito al compositore franco-fiammingo Jacques Arcadelt - che morì nel 1568 - edito per la prima volta nel 1842: si tratterebbe di un'elaborazione, operata da Pierre-Louis Dietsch partendo dalla chanson a tre voci Nous voyons que les hommes di Arcadelt, edita nel 1554), sia in età romanticaSchubert compose una canzone, "Ellens Gesang III: Hymne an die Jungfrau", come parte di sette lied tratti da un poema di Walter Scott, in cui la protagonista invoca la Vergine Maria: questa melodia divenne poi famosa con il testo latino dell'Ave Maria. Celebre è anche l'Ave Maria di Charles Gounod, scritta sulla base del I preludio del Clavicembalo ben temperato di Bach. Fra gli altri compositori si ricordano LisztGiuseppe VerdiBrucknerGiacomo Puccini, Gioacchino Rossini che ne compose anche una su due sole note, e Saverio Mercadante.
    Numerosi compositori italiani dal Novecento ad oggi hanno musicato versioni testuali sia in italiano che in latino della preghiera da Giuseppe De Honestis, a Maria Ponzone ed in ultimo da Corrado Tuccitto. Con il titolo diBogoroditse Dievo Radusya è stata messa in musica da Rachmaninov.
    Numerose sono anche le produzioni contemporanee di autori quali Javier BustoUrmas SisaskArvo PärtMylène FarmerBruno PasutMario Merola e altri. Vi è pure una versione Dance fatta dal Dj Gigi D'Agostino.
    Il Gloria al Padre o dossologia minore è una preghiera della tradizione cristiana.
    È una preghiera di lode, chiamata anche dossologia. Il suo contenuto afferma la professione di fede nella Trinità, cioè nel mistero di Dio uno e trino. Si potrebbe definire una versione verbale e completa di quello che con linguaggio non verbale e simbolico è il segno della croce.
    È recitata anche come parte terminale in ogni salmo nella Liturgia delle Ore e nel Breviario e al termine di ogni decina di Ave Maria nel rosario. Nella forma straordinaria del rito romano la recita del Gloria Patri è omessa nel tempo di Passione.
    Va distinta dall'inno Gloria a Dio (dossologia maggiore) che inizia con la stessa parola, ma è inserito tra i riti introduttivi dell'eucaristia.


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