25/02/12

Your Inner Fish

Your Inner Fish


L' uomo discende dai pesci. A dimostrarlo in maniera inequivocabile sono le imperfezioni del nostro corpo, dalle ernie inguinali agli infarti. A queste conclusioni è giunto, dopo anni di lavoro, un paleontologo americano, Neil Shubin, che le ha formalizzate in un libro in uscita, «Your inner fish», il pesce che è in te. La storia ha inizio quattro anni fa, quando Shubin porta alla luce, nei sedimenti dell' Artico canadese, un pesce fossile che risale a 375 milioni di anni fa. Le analisi di laboratorio evidenziano il fatto che l' animale possedeva un collo e delle mani. Per Shubin è la chiara evidenza che sul nostro pianeta ci fu almeno un essere vivente «di transizione» dalla vita marina a quella terrestre: il nostro antenato, e la prova che mancava alla teoria evoluzionistica, che vuole l' essere umano all' apice di una lunga scala di mutamenti. Stabilita questa lontana parentela, a Shubin sembrava inspiegabile che solo quell' indizio dimostrasse che l' uomo ha nei pesci i suoi predecessori. Questo lo spronò a cercare altre caratteristiche interne al nostro corpo che potessero fare riferimento a quello dei nostri antichi avi. «Se siamo discendenti dei pesci - è il ragionamento del paleontologo - dobbiamo avere in noi molte più testimonianze che siamo loro discendenti». Soprattutto, lo scienziato ha ipotizzato la presenza di elementi che testimonino che l' evoluzione da esseri acquatici a terrestri è ancora in atto. Partendo da questa tesi in pochi anni Shubin ha rilevato prove sufficienti a trasformare la sua ipotesi in teoria. Difetti del corpo. Le nostre vene, ad esempio, sono distribuite in modo da realizzare un sistema circolatorio inefficiente; le nostre ginocchia sono troppo deboli per sopportare il peso del corpo; l' ernia inguinale potrebbe essere conseguenza di una cattiva evoluzione delle gonadi dei pesci in quelle umane; il nostro stesso cervello si sarebbe evoluto rozzamente rispetto a quelli dei nostri predecessori. «Queste caratteristiche sono lo scotto che l' uomo ha dovuto pagare per essere disceso dai pesci», spiega Shubin nel suo libro: sostiene appunto che una serie di manifestazioni fisiche dell' uomo, dal singhiozzo alla malattie cardiovascolari, sono il risultato di un cattivo adattamento alla vita terrestre. In un' intervista a Newsweek il paleontologo dice: «I nostri corpi presentano delle forti discrepanze con il nostro stile di vita. Si prenda ad esempio, il sistema circolatorio. Esso venne disegnato per una forte attività, come la hanno i pesci, ma lo stile di vita dell' uomo è molto simile a quello di una patata. Non si disperi però, perché l' evoluzione è ancora in atto e la selezione porterà a liberare l' uomo da alcune inefficienze». A sostegno della sua ipotesi, alcune settimane or è stato pubblicato alcune settimane fa su Proceedings of the National Academies of Sciences uno studio teso a dimostrare che non solo l' uomo si sta ancora evolvendo, ma lo fa con una velocità mai conosciuta prima. «Se la velocità con la quale stiamo evolvendo fosse sempre stata quella di oggi, le differenze genetiche con gli scimpanzè sarebbero almeno 160 volte superiori a quelle reali», ha sostenuto l' autore della ricerca, il professor Henry Harpending dell' Università dello Utah. Per decenni, nella comunità scientifica, aveva prevalso l' idea che l' evoluzione umana si fosse fermata almeno 10.000 anni fa, quando la nascita dell' agricoltura e lo sviluppo tecnologico diedero all' uomo un forte controllo sull' ambiente e di conseguenza del proprio destino. Al contrario, secondo Harpening, questa padronanza del mondo ci ha portati a colonizzare gran parte del pianeta in poco tempo, e ciò ha spinto il meccanismo della mutazione genetica nell' uomo ad adattamenti negli habitat più vari. «L' evoluzione dell' uomo assomiglia molto a certe storie di fantascienza dove i "mutanti" prendono il sopravvento su umani che non riescono ad adattarsi all' ambiente o a certe malattie», ha sottolineato Gregory Cochran, coautore della ricerca americana. E il futuro? Nessuno lo riesce ad ipotizzare. Anche se Cochran e Harpending stimano che il 7% dei geni umani si stiano evolvendo molto rapidamente, essi non sanno dire quale direzione prenderà il genere umano. Un' ipotesi vuole che gli uomini saranno sempre più diversi da luogo a luogo rispetto ad oggi. Mentre in Africa ci saranno geni che evolveranno per diventare resistenti alla malaria, in Asia altri geni sopprimeranno gli odori del corpo e faranno diventare i capelli molto più grossi rispetto a quelli di oggi. In Europa, ad esempio, i geni hanno già provveduto a far sì che gli adulti siano in grado di digerire il latte non pastorizzato, cosa che non è accaduta in Africa e in Asia. Insomma: riusciremo ad essere sempre più "uomini" quanto più i nostri geni cancelleranno il ricordo che siamo stati pesci. - (LUIGIBIGNAMI da qui grazie)

Tiktaalik
a reconstruction of Tiktaalik and a cast of its fossil
A reconstruction of Tiktaalik alongside a cast of its fossil, and a map showing where the fossil was found, on Ellesmere Island, Nunavut, Canada.
Tiktaalik, of course. Pronounced tik-TAA-lik, this 375 million year old fossil splashed across headlines as soon as its discovery was announced in April of 2006. Unearthed in Arctic Canada by a team of researchers led by Neil Shubin, Edward Daeschler, and Farish Jenkins, Tiktaalik is technically a fish, complete with scales and gills — but it has the flattened head of a crocodile and unusual fins. Its fins have thin ray bones for paddling like most fishes', but they also have sturdy interior bones that would have allowed Tiktaalik to prop itself up in shallow water and use its limbs for support as most four-legged animals do. Those fins and a suite of other characteristics setTiktaalik apart as something special; it has a combination of features that show the evolutionary transition between swimming fish and their descendents, the four-leggedvertebrates — a clade which includes amphibians, dinosaurs, birds, mammals, and of course, humans.
Where's the evolution?
All over the place! Evolution often makes an appearance in the news — but is usually buried in an article, underlying a forensic analysis or a new antibiotic, for example. In this case, evolution appeared front and center! Tiktaalik provides clues about a key transition in the history of life. Now extinct, this organism was a close relative of one our own ancestors — the first vertebrate to evolve four limbs and crawl out onto dry land. The evolutionary tree below shows the relationship between Tiktaalik, other fish, and four-legged vertebrates.



tree showing the relationship between Tiktaalik, other fish, and four-legged vertebrates
In many news articles, Tiktaalik was billed as "the missing link" between fish and land vertebrates — but that description is a bit misleading. First, Tiktaalik is more accurately described as a transitional form than a missing link. Transitional forms help show the evolutionary steps leading from one lineage to another by displaying characteristics of both the ancestral and the new lineage. These character suites help us understand the order in which the traits of the new lineage evolved and what functions they served as they evolved. Tiktaalik, for example, had fins with thin ray bones, scales, and gills like most fish. However, it also had the sturdy wrist bones, neck, shoulders, and thick ribs of a four-legged vertebrate. Tiktaalik was specialized for life in shallow water, propping itself up on the bottom and snapping up prey. The adaptations it had for this lifestyle ended up providing the stepping stones for vertebrates to climb onto dry land — but of course, Tiktaalik was not "aiming" to evolve features for land-living. Tiktaalik was simply well-adapted for its own lifestyle and later on, many of these features ended up being co-opted for a new terrestrial lifestyle.
two views of Tiktaalik
Tiktaalik had fins with thin ray bones, scales, and gills like most fish; however, it also had the sturdy wrist bones, neck, shoulders, and thick ribs of a four-legged vertebrate.Image reprinted by permission from Macmillan Publishers Ltd: Nature 440, 757-763 (6 April 2006), copyright 2006.


Second, a whole series of transitional forms tie fish to four-legged vertebrates — not the single, key organism suggested by the phrase "the missing link." Before Tiktaalik was discovered, paleontologists had studied many other extinct transitional organisms, such asEusthenopteron and Acanthostega, which also provided clues about vertebrates' invasion of land. And as paleontologists continue to explore the fossil record, they are likely to uncover other organisms representing different points in this transition.
there are several transitional forms between fish and 4-legged vertebrates
Many transitional forms help illuminate the origin of land-living vertebrates. As suggested by the dotted line, some have yet to be discovered.






Tiktaalik is important, well-preserved, and certainly newsworthy — but it was not unforeseen. The paleontologists who found Tiktaalik went looking for it. Previous research suggested that vertebrates' invasion of land took place about 375 million years ago in a river — so Shubin and fellow researchers searched for fossils in 375 million year old rocks that had preserved a river delta ecosystem. Having studied other organisms from this water/land transition, the paleontologists knew what sort of animal they were looking for. And when they did discover Tiktaalik (after five separate expeditions to Canada), it wasn't much of a surprise: Tiktaalik had the set of characteristics that they had expected to find in such an organism. In sum, discovering Tiktaalik simply confirmed many of the hypotheses biologists had held for a long time regarding the origin of terrestrial vertebrates. So although Tiktaalik didn't revolutionize anyone's thinking in this area, it does play an important role in moving science forward. Biologists can now capitalize on this knowledge to elaborate their hypotheses (about, for example, why vertebrates moved onto land), to make other predictions, and to discover more transitional forms: huge tracts of rock from this era remain unexplored and ripe for paleontological prospecting.

(da qui grazie)
Altri spunti li trovate qui
Atlantide
Atlantide (in greco Ἀτλαντίςgen. Ἀτλαντίδος, "figlia di Atlante") è un'isola leggendaria, il cui mito è menzionato per la prima volta[1] da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia.

Secondo il racconto di Platone Atlantide sarebbe stata una potenza navale situata "oltre le Colonne d'Ercole", che avrebbe conquistato molte parti dell'Europa occidentale e dell'Africa novemila anni prima del tempo di Solone (approssimativamente nel 9600 a.C.). Dopo avere fallito l'invasione diAtene, Atlantide sarebbe sprofondata "in un singolo giorno e notte di disgrazia".
Il nome dell'isola deriva da quello di Atlante, leggendario governatore dell'Oceano Atlantico, figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche, secondo Platone, il primo re dell'isola.[2]
Essendo una storia funzionale ai dialoghi di Platone, Atlantide è generalmente vista come un mito concepito dal filosofo greco per illustrare le proprie idee politiche. Benché la funzione di Atlantide sembri chiara alla maggior parte degli studiosi, essi disputano su quanto e come il racconto di Platone possa essere ispirato ad eventuali tradizioni più antiche. Alcuni argomentano che Platone si basò sulla memoria di eventi passati come l'eruzione vulcanica di Thera o la Guerra di Troia, mentre altri insistono che egli trasse ispirazione da eventi contemporanei come la distruzione di Elice nel 373 a.C. o la fallita invasione ateniese della Sicilia nel 415413 a.C.
La possibile esistenza di un'autentica Atlantide venne attivamente discussa durante l'antichità classica, ma fu generalmente rigettata e occasionalmente parodiata da autori posteriori. Mentre si conosce poco durante il Medioevo, la storia di Atlantide fu riscoperta dagli umanisti nell'era moderna. La descrizione di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori rinascimentali, come La nuova Atlantide di Bacone. Atlantide ispira la letteratura contemporanea, soprattutto quellafantasy, ma anche la fantascienza, i fumetti, i film, essendo divenuta sinonimo di ogni e qualsiasi ipotetica civiltà perduta nel remoto passato.




Riscoperta dagli umanisti nell'era moderna, la storia di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori dal Rinascimento in poi.
La nuova Atlantide di Francesco Bacone del 1627 descrive una società utopica, chiamata Bensalem, collocata al largo della costa occidentale americana. Un personaggio del libro sostiene che la popolazione proveniva da Atlantide, fornendo una storia simile a quella di Platone e collocando Atlantide in America. Non è chiaro se Bacone intendesse l'America settentrionale o quella meridionale.
Lo scienziato Olaus Rudbeck (1630 – 1702) scrisse nel 1679-1702 Atlantica (Atland eller Manheim), un lungo trattato dove sostenne che la propria patria, la Svezia, era la perduta Atlantide, la culla della civiltà, e lo svedese era la lingua di Adamo da cui si sarebbero evoluti latino ed ebraico.[28]
The Chronology of the Ancient Kingdoms Amended (1728, postumo) di Isaac Newton studia una varietà di collegamenti mitologici con Atlantide.[29]
Alla metà e nel tardo Ottocento numerosi rinomati studiosi mesoamericani, a partire da Charles-Etienne Brasseur de Bourbourg, tra i quali Edward Herbert Thompson e Augustus Le Plongeon[30] proposero l'idea che Atlantide fosse in qualche maniera correlata alla civiltà Maya e alla cultura azteca. La pubblicazione nel 1882 di Atlantis: the Antediluvian World[31] di Ignatius L. Donnelly stimolò un notevole interesse popolare per Atlantide. Donnelly prese seriamente il resoconto di Platone su Atlantide e tentò di stabilire che tutte le antiche civiltà conosciute discendessero da questa progredita cultura del Neolitico.

Una mappa che mostra l'ipotetica estensione dell'impero di Atlantide; daAtlantis: the Antediluvian World di Ignatius Donnelly1882
Nel corso della fine dell'Ottocento le idee sulla natura leggendaria di Atlantide si combinarono con storie di altre terre perdute come Mu e Lemuria.[32] Helena Blavatsky scrisse nel suo libro La dottrina segreta (1888) che gli Atlantiani erano eroi culturali (contrariamente a Platone, che li descrive dediti principalmente alle cose militari), e che erano la quarta "Razza radicale" (Root Race), a cui successe la "razza ariana". Rudolf Steiner scrisse dell'evoluzione culturale di Mu o Atlantide. Il sensitivo americano Edgar Cayce menzionò Atlantide per la prima volta nel 1923,[33] asserendo in seguito che essa era collocata nei Caraibi e proponendo che fosse un'antica civiltà, altamente evoluta, ora sommersa, dotata di forze navali e aeree mosse da una misteriosa forma di cristallo di energia. Egli predisse inoltre che delle parti di Atlantide sarebbero riemerse nel 1968 o 1969. La Bimini Road, una formazione rocciosa sommersa con pietre rettangolari appena al largo di North Bimini Island, è stata descritta come una possibile prova di questa civiltà.[34]

Il concetto di Atlantide attrasse anche i teorici nazisti.[37] La teoria del ghiaccio cosmico (1913) di Hanns Hörbiger (1860-1931) aveva infatti conquistato un vasto appoggio popolare in Germania e venne promossa dal regime nazista per le sue implicazioni razziali. Hörbiger riteneva che la Terra fosse soggetta a periodici cataclismi provocati della caduta di una serie corpi celesti che da comete erano diventati satelliti; la sommersione di Atlantide e di Lemuria sarebbero state provocate dalla cattura dell'attuale satellite della Terra, la Luna. I periodi di avvicinamento dei satelliti avrebbero provocato (per diminuzione della gravità) la nascita di stirpi di giganti di cui parlano la varie mitologie.[38] Alfred Rosenberg (Mito del XX secolo1930) parlò di una razza dominante "nordico-atlantiana" o "ariano-nordica". Nel 1938 l'alto ufficiale Heinrich Himmler (allora capo supremo delle forze dell'ordine del Terzo Reich) organizzò una ricerca in Tibet allo scopo di trovare le spoglie degli Atlantidei bianchi.[39] Secondo Julius Evola (Rivolta contro il mondo moderno1934) gli Atlantiani erano Iperboreisuperuomini nordici originari del Polo Nord (vedi Thule). Si è sostenuto che prima del tempo di Eratostene (250 a.C. circa), autori greci avessero collocato le Colonne d'Ercole nello Stretto di Sicilia, ma non ci sono prove di tale ipotesi.[35] Secondo Erodoto (c. 430 a.C.) una spedizione fenicia circumnavigò l'Africa con il benestare del faraone Necho II, navigando a sud sotto il Mar Rosso e l'Oceano Indiano e verso nord nell'Atlantico, facendo ritorno nel Mediterraneo attraverso le Colonne d'Ercole.[36]La sua descrizione dell'Africa nord-occidentale rende molto chiaro che localizzò le Colonne d'Ercole precisamente dove sono oggi. Malgrado questo, la credenza che le Colonne fossero collocate nello Stretto di Sicilia prima di Eratostene è stata citata in alcune ipotesi sulla collocazione di Atlantide.  Da quando la deriva dei continenti divenne largamente accettata nel corso degli anni sessanta, la popolarità di buona parte delle teorie sul “continente perduto” di Atlantide iniziò a svanire, mentre si cominciava ad accettare ampiamente la natura immaginaria degli elementi della storia di Platone.
(da wikipedia grazie)
IL LUNGO COMPUTO

Il Lungo Computo è un sistema che trascende la vita individuale ed è quindi la massima espressione del pensiero maya.
Utilizza 5 periodi temporali: 1 kin, che corrisponde a 1 giorno; 1 uinal, che corrisponde a 20 giorni, 1 mese vago; 1 tun, che corrisponde a 360, 1 anno vago; 1 katun, che corrisponde a 7200 giorni e cioè a 19,7 anni; 1 baktun, che corrisponde a 144.000 giorni, e cioè 394,26 anni.
Tredici baktun corrispondono a 1.872.000 giorni, periodo che, secondo i Maya, costituisce l'età del mondo, circa 5125 anni. Lo stesso periodo che è compreso fra il 13 agosto 3113 a.C. e il 21 dicembre 2012 d.C.
Il 13 agosto 3113 è quindi la "data zero" del Lungo Computo ed è indicata con 0.0.0.0.0. (0 baktun; 0 katun; o tun; 0 uinal; 0 kin); mentre il 21 dicembre 2012 è la data finale del ciclo di 13 baktun ed è indicata come 13.0.0.0.0.
Nei 13 cicli di baktun, il primo è il baktun 0, il secondo il baktun 1 e così via fino al baktun in cui stiamo vivendo adesso: il baktun 12.
Il baktun 0 va dal 3113 al 2718 a.C.: esso comprende il consolidamento dell'alto e del basso Egitto nel 3100 a.C.; l'espansione dei Sumeri nel 3000 a.C.; l'inizio della costruzione di Stonehenge nel 2800 a.C.
Il baktun 12 ha avuto inizio nel 1618 e terminerà nel 2012: ha visto l'ascesa e il trionfo del materialismo scientifico, la conquista europea del mondo, la Rivoluzione industriale, le rivoluzioni democratiche in America e in Europa; la colonizzazione dell'Africa, dell'America Latina e dell'Asia; l'industrializzazione del Giappone; Karl Marx e la nascita del comunismo; la Prima e la Seconda guerra mondiale; la bomba atomica e l'era nucleare; l'avanzamento delle potenze del Terzo mondo; il terrorismo e, dopo una massima ascesa, il progressivo collasso della civiltà tecnologica.

L'unità di misura del Lungo Computo è il katun, che corrisponde a circa 20 anni.
Come lo Tzolkin è formato da 260 giorni, il Lungo Computo è formato da 260 katun.
Esistono 13 katun che si ripetono: per ogni katun i Maya hanno formulato una specifica profezia. Ogni katun e la sua profezia si ripetono quindi ciclicamente ogni 260 anni.
Una raccolta di testi misteriosi, il "Chilam Balam", descrive quello che accadrà durante questi cicli.
"Chilam Balam", "colui che è bocca", era il titolo che veniva dato ai sacerdoti che interpretavano le volontà divine. Questi sacerdoti avevano previsto anche momentitempestosi per la loro civiltà presumendo che, in quanto ciclici, si sarebbero poi ripetuti nel tempo e nel mondo.
Un esempio ne è il katun 13, un ciclo che comprende l'anno dell'invasione spagnola del Messico nel 1519. Questo ciclo si ripete dopo 260 anni e sul finire del 1700 va quindi a sovrapporsi con gli anni della Guerra d'indipendenza americana e della Rivoluzione francese.
L'attuale ciclo, il katun 4, ha avuto inizio nel 1993 e terminerà dopo 19,7 anni, nel... 2012!
Secondo il "Chilam Balam", con il katun 4, Kukulkàn tornerà sulla Terra per annunciare l'inizio della nuova era e l'uomo ritroverà quel contatto con se stesso e con l'universo che ha perso.
(da qui grazie)

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