11/02/12

La Grande Madre


La Grande Madre

La Grande Madre è una divinità femminile primordiale,
presente in quasi tutte le mitologie,
rappresentante la terra, la generatività,
il femminile come mediatore tra l’umano e il divino.
Il culto della Grande Madre risale al Neolitico
e forse addirittura al Paleolitico, se si leggono
in questo senso le
numerose figure femminili steatopigie
ritrovate in tutto il mondo.


Venere di Willendorf (da 24.000 a 26.000 anni fa)
Il periodo storico è antichissimo (dal 30.000 al 1000 a.C.):

 la fase più fiorente si situa dal 7000 al 3000 a.C. (Neolitico).
La spiritualità della Grande Madre si rivolge verso
l’aspetto femminile e materno di Dio.
La Madre Terra diventa il simbolo della Grande Madre,

Dea della Natura e della Spiritualità.
Fonte divina di ogni nascita dà e sostiene la vita;
è a Lei che la vita ritorna per rinascere
come nei cicli della vegetazione.
La Dea è, in tutte le sue manifestazioni,
il simbolo dell’unità di tutte le forme esistenti in natura.
Il suo potere è nell’acqua, nelle pietre,
negli animali, nelle colline, negli alberi, nei fiori.
La grande creatività di quel periodo
caratterizzò la cultura come cultura dell’arte.
Templi, abitazioni, ceramiche, statuette,
abitazioni, portano evidenti tracce di questo culto.
Sono state rinvenute molte veneri che presentano
 i simboli della Dea.
In esse sono incisi o dipinti semi, boccioli,
germogli, uova, crisalidi e
segni acquatici come
rappresentazione della rinascita e rigenerazione,
del divenire e della trasformazione.
Lungo le generazioni, con gli spostamenti di popoli
 e la crescita di complessità delle culture,
le “competenze” della Grande Madre si moltiplicarono
 in diverse divinità femminili.
Per cui la Grande Dea, pur continuando ad esistere
e ad avere culti propri, assumerà personificazioni distinte,
per esempio, per sovrintendere all’amore
(IshtarAstarte - AfroditeVenere),
alla fertilità delle donne (Ecatetriforme),
alla caccia (ArtemideDiana),
alla fertilità delle sementa
(DemetraCerere e PersefoneProserpina)
analoga alla domanda dell’uomo di rinascere
come il seme rinasce dalla terra.
L’area geografica analizzata riguarda Africa,
America e l’Europa.
In Africa la Grande Madre viene chiamata Nana e Iside;
 in America la Dea dall’abito di serpente;
presso i Navajos e gli Apache la Estsanatlehi
era la Madre di tutti gli esseri viventi che all’alba del mondo,
quando si unì al sole,
partorì due gemelli che sconfissero i mostri
che popolavano il suolo terreste.
In Asia, in area mesopotamica (V millennio AC)
e in area anatolica (II millennio AC),
viene adorata come Ninhursag, Cibele,
e Anahita, in Cina è chiamata Quan-Yin,
in India Durga.
Per l’Europa in Grecia con Gea e Athena,
l’Italia con Cibele, Bona Dea, Minerva ed Uni,
 con l’antica Dea Mater Matuta degli etruschi,
Spagna e Malta con la Dea Astarte,
l’Irlanda con la Dea Brigit,
la Russia con la Dea Lada
( famosa incarnazione di Lada è Matersva, la dea uccello ).


Sigillo - Moldavia (Romania) 5000 a.C.
Reperti molto interessanti si trovano in Bulgaria,
in Russia ed in Lombardia (Val Camuna)
del 2000 a. C. dove vi sono incisioni
rupestri in mezzo alla natura con evidenti simboli
 che appartengono al culto della Grande Madre:
 serpentine, labirinti reti, bande ondulate, motivi a zig-zag.
Per Jung questi sono i frutti interiori
che emergono dall’inconscio collettivo,
il regno della spiritualità della Grande Madre.
 Per lui la Grande Madre è
una delle potenze numinose dell’inconscio,
un archetipo di grande ed ambivalente potenza,
 salvatrice e distruttrice degli aspetti negativi
 della nostra personalità, nutrice e divoratrice
delle nostre ossessioni.
Altri reperti significativi sono due statuette
della Dea rinvenuti in Turchia e a Creta.
In quello della Turchia, risalente al 6000 a.C.,
 la Dea è rappresentata seduta in trono,
maestosa e regale con 2 fiere accanto;
le sue mani sono posizionate in modo forte
 e tranquillo sulla testa delle fiere.

Turchia 6000 a.C.
In quello di Creta ha in mano 2 serpenti.
Il serpente era il simbolo della
saggezza oracolare della Dea,
infatti nell’antica Delfi la sacerdotessa che
dava consigli ai capi di stato era raffigurata
in associazione con il serpente.
Anche il serpente era un simbolo collegato
alla Grande Madre; il suo movimento
verticale ascendente rappresentava
la forza vitale e l’energia (la Kundalini)
 mentre il letargo e la muta rappresentavano
 il divenire e la trasformazione,
l’immortalità ed il risveglio ciclico della natura.
 Questo tipo di cultura e di spiritualità
si inserisce in una società di tipo agricolo
dedito alla cura della vegetazione, dell’artigianato,
del commercio. Fu un periodo di stabilità e pacifico.

1600 a.C.
Le donne erano considerate e valorizzate
regine, sacerdotesse, artigiane, membre anziane del clan
 – la società era di carattere egualitario.
 Si evidenziava un particolare rispetto verso la Madre Terra
 come simbolo della Grande Madre.
Il potere della donna era inteso 
non come dominio ma come capacità di illuminare 
e trasformare la coscienza umana.
Più tardi nell’epoca medievale tutto ciò sarà
simboleggiato nel vaso femminile: il calice del Sacro Graal.
Un potere, quindi, non terreno ma spirituale che si estrinseca
 non solo nella conoscenza e nella saggezza,
ma soprattutto nella verità, nell’amore, nella giustizia.
Queste qualità verranno in seguito attribuite alla
Vergine Maria.
La dispensatrice della nascita e la Madre Terra 
si fusero con la Madonna.
Alla fine di questo periodo la spiritualità antica
della Grande Madre gradualmente si attenuò
fino a scomparire come risultato delle
scontro tra culture diverse
e del successivo affermarsi delle religioni patriarcali.

Seguì l’alienazione dell’uomo dalla natura e
da se stesso i cui effetti sono ben evidenti
nella società odierna.
Per nostra fortuna il culto della Grande Madre 
ed i suoi simboli non sono andati perduti 
in quanto hanno costituito lo 
strato primario dell’inconscio collettivo,
 presenti come archetipi e 
visibili nelle fiabe, nei miti, nei sogni.
I cicli storici non si fermano mai; e
la spiritualità della Grande Madre riemerge
 in tutte le sue forme
(ecologia ed interesse verso i temi dell’unione,
 dell’integrazione, della pace)
a donarci speranze per il futuro
ricollegandoci alle nostre più antiche radici.
Iside

Iside è spesso simboleggiata da una vacca, 
in associazione con la Dea Hathor
ed è raffigurata con le corna bovine, tra le quali è racchiuso il sole
Nell’iconografia è rappresentata spesso come un falco 
o come una donna con ali di uccello e simboleggia il vento
In forma alata è anche dipinta sui sarcofagi nell’atto di prendere 
l’anima tra le ali per condurla a nuova vita. 
Solitamente viene raffigurata con una donna vestita, 
con in testa il simbolo del trono, che tiene in mano un loto,
 simbolo della fertilità. 
Frequenti anche le rappresentazioni della dea mentre allatta
 il figlio Horus. 
Il suo simbolo è il tiet, chiamato anche nodo isiaco.
Cibele

Cibele fu un’antica divinità anatolica,
venerata come Grande Madre, dea della natura,
degli animali (potnia theron) e dei luoghi selvatici.
 Cibele viene generalmente raffigurata seduta
sul trono tra due leoni o leopardi,
spesso con in mano un tamburello e con su
 il capo una corona turrita.
Il culto di Cibele, la Magna Mater dei Romani,
 fu introdotto a Roma il 4 aprile 204 a.C.,
quando la pietra nera, simbolo della dea,
vi fu trasferita da Pessinuntee collocata
in un tempio sul Palatino.
Anahita

Anahita era una divinità dell’antica Persia,
delle sorgenti d’acqua della fertilità e della maternità.
I suoi simboli erano la colomba e il pavone,
era la madre di Mitra, il nome con cui Zoroastro attribuiva a Dio.
Il tempio selucide di Kangavar in Iran (c. 200 a.C.),
è dedicato a “Anahita, l’Immacolata Vergine Madre del Dio Mitra”.
La terminologia cristiana della vergine Maria
è fortemente legata a questa dea che
era insieme madre e vergine immacolata.
KwanYin
Conosciuta In cinese Quan-In o Guan Yin,
in giapponese Kannon o Kanzeon, in coreano Gwan-eum
 o Gwan-se-eum, in tibet come Avalokitesvara.
E’ una divinità molto venerata,
soprattutto come dea della misericordia:
una sua statua è presente in tutti i piccoli altari
che si trovano nelle case, nei negozi e nei
laboratori dei Paesi in cui il buddismo è diffuso.
In tutte le lingue, il primo nome sta per
Osservatrice dei suoni del Mondo”.
Sempre in Cina,
Guanyin indossa generalmente una lunga veste bianca,
 e spesso una collana delle famiglie reali indocinesi;
 nella mano destra regge una brocca d’acqua pura,
e nella sinistra un ramo di salice.
Una leggenda Buddhista presenta Guanyin
 nell’atto di far voto di non riposarsi fino 
ad aver liberato tutti gli esseri senzienti dal Saṃsāra.
Nonostante il suo strenuo impegno,
 realizzò che c’erano ancora molti esseri infelici
 che dovevano ancora essere salvati;
sforzandosi di comprendere le necessità di tanti,
la sua testa si divise in undici parti.
Amitabha Buddha, vedendo la situazione, 
gli donò undici teste con cui udire 
le suppliche dei sofferenti;
  avendole ascoltate e comprese,
Avalokitesvara cercò di raggiungere e soccorrerli,
ma così facendo le sue braccia si divisero i mille pezzi:
 ancora una volta, Amitabha venne in suo aiuto e
gli assegnò mille braccia per soccorrere le moltitudini.
Gea
Gea o Gaia nella mitologia greca è la divinità femminile
 che impersona la Terra.
La Teogonia di Esiodo racconta come, dopo il Caos,
sorse l’immortale Gaia degli ampi seni,
progenitrice degli dei dell’Olimpo.
Da sola e 
senza congiungersi con nessuno 
ella generò Urano 
rappresentante il cielo stellato, l’universo.
Dunque, per primo fu Caos,
e poi
Gaia dall’ampio petto,
sede sicura per sempre di tutti
gli immortali che tengono la vetta nevosa d’Olimpo,
Teogonia di Esiodo (Versi 116-119)
Gaia per primo generò, simile a sé,
Urano Stellato, che l’avvolgesse tutta d’intorno,
che fosse ai beati sede sicura per sempre.
(Versi 126-132)
Alcuni studiosi credono che Gea 
fosse la divinità che originariamente
 parlava per bocca dell’Oracolo di Delfi.
Athena

Nella mitologia greca,
Atenaera la dea della sapienza,
particolarmente della saggezza,
della tessitura, delle arti e, presumibilmente,
degli aspetti più nobili della guerra.
Atena ha sempre con sé la sua civetta,
indossa una corazza di pelle di capra 
chiamata Egida donatale dal padre Zeus,
ed è spesso accompagnata dalla dea della vittoria Nike.
Quasi sempre viene rappresentata mentre porta un elmo
ed uno scudo cui è appesa la testa della Gorgone Medusa,
dono votivo di Perseo.
Non ebbe mai alcun marito od amante,
e per questo era conosciuta
come Athena Parthenos (La vergine Atena),
da cui il nome del più famoso tempio
a lei dedicato, il Partenone sull’acropoli di Atene.
Dato il suo ruolo di protettrice di questa città,
è stata venerata in tutto il mondo greco anche
come Athena Polis (Atena della città).
Il suo rapporto con Atene era davvero speciale,
come dimostra chiaramente la somiglianza
tra il suo nome e quello della città.
Minerva
Minerva fu la divinità romana della guerra,
e la protettrice degli artigiani.
La figura di Minerva deriva da quella di Atena,
suo corrispettivo nella mitologia greca.
Publio Ovidio Nasone la definì divinità
dai mille compiti.
Minerva fu adorata in tutta l’Italia,
nonostante solo a Roma assumesse
un aspetto da guerriera.
Viene solitamente raffigurata mentre indossa
una cotta di maglia ed un elmo, completa di lancia.

Astarte
Astarte fu una dea venerata nell’area semitica nord-occidentale.
 Astarte era la Grande Madre fenicia e cananea,
sposa di Adone, legata alla fertilità,
alla fecondità ed alla guerra e connessa
 con l’Ishtar babilonese.
I maggiori centri di culto furono Sidone,
Tiro e Biblo.
Era venerata anche a Malta, a Tharros in Sardegna,
 ed Erice in Sicilia,
dove venne identificata con Venere Ericina.
Suoi simboli erano il leone, il cavallo, la sfinge e la colomba.
Brigid
La celtica Brigid era una triplice dea sposa di Dagda,
potente signore della fertilità.
Egli era il dio dell’abbondanza in quanto
 il suo magico calderone dava sostentamento,
non solo materiale ma anche spirituale,
a tutti i popoli della Terra,
essendo custode del sapere infinito.
Questo portentoso oggetto fa parte della
tradizione di molte culture antiche,
come quella asiatica, per esempio,
secondo cui esso è il “progenitore” del Graal.
Si narra, infatti, che alcuni messaggeri degli dei, 
forse angeli, sarebbero scesi dal cielo e 
fermatisi 
nel deserto avrebbero insegnato agli uomini
 tutto ciò che sapevano, 
facendoli partecipi della loro cultura superiore. 
Prima di partire, avrebbero lasciato quattro oggetti magici: 
una pietra, un calderone, una lancia e una spada, 
che sono rispettivamente 
la pietra nera de la Ka’ba, 
la spada di Re Artù, 
il Graal e 
la lancia di Longino.
Aveva altre due sorelle, anche loro chiamate Brigid,
 considerate come una sola triplice Dea.
Brigid era associata al sacro fuoco perpetuo.
Il suo culto è sopravissuto come Santa Brigida.
La figura della Signora del lago nel
ciclo di Re Artù potrebbe essere ispirata a Brigid.
La dea Brigid aveva come oggetti sacri
 a lei dedicati 
la coppa, 
la ruota del filatoio e 
lo specchio. 
La coppa era il simbolo dell’abbondanza
 ed anche il ventre da cui ha origine tutto il creato,
 il filatoio simboleggiava il centro del cosmo,
la ruota delle stagioni e la durata della vita degli uomini.
I suoi animali totemici erano in primis
 i serpenti come simbolo di della
vita che si rigenera,
il gallo che annunciava il nuovo giorno
 e la mucca immagine della fertilità per antonomasia
(fonte).

post preso da qui, grazie

1 commento:

Lunaria ha detto...

Bellissimo articolo. Per nostra fortuna, oggi, possiamo usare il web per ricordare le Grandi Madri, e non solo il dio unico monoteista dalla valenza fallica (e misogina, nel peggiore dei casi)