06/02/11

Drugstore Cowboy (Gus Van Sant)

Drugstore Cowboy
di Gus Van Sant (1989 USA 100')
Opera seconda di Gus Van Sant, tratta da un racconto parzialmente autobiografico di James Frogie e girata con piglio quasi documentaristico. Van Sant, come il suo protagonista, rifiuta ogni compromesso, senza cedere al ricatto delle emozioni, né pietoso né spietato, senza condannare e senza difendere, ricorda che la morte è una componente essenziale di ogni scelta vitalistica e che esiste anche chi, per eccesso, la sfida. Ci troviamo a Portland, nell'Oregon (città natale di Van Sant), agli inizi dei duri anni Settanta, e per Bob Hughes e la sua piccola gang l'unica cosa visibile che è rimasta della controcultura dei magnifici Sessanta è la droga, e il suo strascico quasi fatale di piccole delinquenze e sbrago morale. Scrive Morsiani "la macchina da presa è brutalmente oggettiva nel descrivere un'esistenza ai margini della società, ma poi diventa improvvisamente lirica quando si mette a dipingere gli alti e i bassi dei suoi poveri eroi, in una tavolozza di intenso dinamismo (Bob che si finge preda di una crisi epilettica durante il furto nella farmacia) o di provocatoria visionarietà (l'incontro con William Burroughs, rivelatore del degrado morale della nostra società ben oltre il problema-droga...) o di elettrizzante grafismo (i primi piani dell'iniezione nell'automobile; le nuvole che si muovono veloci nel cielo, simbolo di un'avventura che corre dritta verso l'abisso". Un film duro, esplicito, vertiginoso, ellittico, che fa dell'allucinazione da droga la sostanza del suo stesso stile, in cui Matt Dillon offre la sua migliore prova d'attore.

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