06/01/11

L'urlo (Tinto Brass)

L'urlo
di Tinto Brass
(1970 ITA 95')
Capolavoro di Brass...per solito si intende a considerare la carriera di Brass spezzata in due tronconi. Una prima parte segnata dall'adesione al clima di rinnovamento del cinema europeo, e quindi al cinema d'autore delle cosiddette "nuove onde"; e una seconda vita artistica dedicata al softcore e ad un cinema erotico apparentemente privo di impegno. Non si deve credere, però, che il primo Brass fosse immune alla scure censoria. L'urlo fu, infatti, uno dei suoi film più travagliati. Il film racconta della fuga infinita di Anita e "Coso", giovani amanti rivoluzionari, che nella loro ansia di libertà attraversano paesi immaginari e luoghi simbolici. Tra questi: una locanda da western dove accadono turpitudini di ogni genere, una cittadina fantasma dominata da soldati hitleriani, una fogna e un manicomio criminale. La critica alla società di classe è evidente: se si aggiunge l'alto grado metaforico del film, si può facilmente immaginare l'imbarazzo un po' scandalizzato della commissione di censura. Brass decise di non accettare i tagli e subito dopo, venne data alle stampe una denuncia-appello del regista e dei collaboratori, pubblicata in ciclostile a settembre 1969: "Denunciamo con tutta l'indignazione che la circostanza richiede l'inammissibile sopruso perpetrato ai danni del nostro film L'Urlo, bocciato dalla IV commissione di censura in data 15 settembre 1969, dietro pretesto di costituire offesa alla morale e al buon costume come normalmente intesi nell'attuale momento storico. Affermiamo con tutta la forza della nostar commissione che questa motivazione non corrisponde a verità, ma è la copertura formale di un atto di pura e semplice repressione ideologica. Ammettiamo che il nostro film possa non piacere a certo pubblico; potrà capitare perfino che incontri delle difficoltà di circolazione; ma neghiamo che - alla luce delle leggi vigenti - ne possa essere proibita, per principio, la circolazione. L'urlo è un'esplosione di rabbia, di nausea, di dolore di chi sente, sempre meno respirabile, l'aria dell'attuale momento storico, carico di morte, di meschinità, di miseria materiale e spirituale. E' un grido di gioia disperato di chi tenta di uscire dalla palude dell'attuale momento storico in cui giorno dopo giorno rischiamo di affogare. E' lo spettacolo esaltante della libertà e della vita contrapposto alla umiliante realtà quotidiana della morte e del servilismo che incombono sull'attuale momento storico. Nel film non c'è nessuna offesa alla morale e al buon costume: c'è semplicemente il rifiuto di una morale e di un costume, buono o cattivo che sia, che hanno reso e rendono l'attuale momento storico un'epoca di sangue e violenza, di intolleranza e sopraffazione, di alienazione e disumanizzazione, di gretto materialismo consumistico senza ideali, senza speranze, senza vitalità creatrice. Non c'è pertanto barba di legge che possa legittimamente impedirci di urlare: ci sono solo ipocrise e sotterfugi, manovre e strumentalizzazioni interpretative che possono abusivamente tentare di metterci il bavaglio. Operazioni repressive cioè del nostro diritto di esprimerci e di quello del pubblico di giudicarci. soprusi quindi che noi perciò denunciamo".

Nessun commento: