01/11/10

The Wicker Man (Robin Hardy)

The Wicker Man
di Robin Hardy (1972 GB 102')
Un ufo di celluloide a metà strada tra l'horror erotico, la fiaba esoterica e il musical delirante. Insolita pellicola, figlia dei fiori e della hippy revolution, ma già ben conscia dell'altra faccia della medaglia, cioé quella che partorì Manson e la sua allucinante Family. Un film percorso da una provocatoria carica sessuale e impreziosito dall'interpretazione di un fenomenale Christopher Lee, che recitò gratuitamente pur di apparire nei panni di Lord Summerisle (il governatore dell'isola) e considerò la sua performance nella pellicola come la migliore della sua carriera.   è ambientato in un'isola della costa ovest scozzese in cui vive una comunità appartata, dedita alla produzione di mele (notoriamente il frutto del peccato), al culto di una religione pagana e ad impudiche pratiche orgiastiche.  Un sergente di polizia inglese (un grande e tormentato Edward Woodward), puritano dalla fede incrollabile, raggiunge in volo l'isola perché ha avuto notizia della scomparsa di una giovane ragazza ed inizia le indagini sospettando che tra gli isolani si compiano riti pagani con sacrifici anche umani. Si troverà immerso in un misterioso mondo sinistro e perverso, ma estremamente realistico che ricorda nelle atmosfere i migliori film di Polanski. I riti offerti al Dio-Sole Nuada rappresentati nel film si basano su credenze e rituali celtici realmente praticati in passato. Indimenticabile il discorso di Lord Summerisle, pronunciato davanti alle immagini di due lumache che copulano, che rende bene la delirante morale del film, che si scaglia ironicamente contro tutte le religioni "penso che potrei cambiare e vivere con gli animali. Sono cosi placidi e contenuti. Loro non rimangono sdraiati svegli al buio e si frustano per i loro peccati. Non mi nauseano con le discussioni sul loro dovere verso Dio. Nessuno di loro s'inginocchia ad un altro o ad un proprio simile vissuto centinaia di anni fa. Nessuno di loro è rispettabile o infelice, in tutto il mondo".
Molte le sequenze da ricordare tra cui quella della danza e del canto propiziatorio dei bambini attorno all'albero di Maggio, quella della provocatoria danza tribale della nuda Britt Ekland (che all'epoca costò al film l'invisibilità e la censura più implacabile), quella della processione per la festa pagana del Primo Maggio con gli abitanti che indossano stravaganti maschere di animali e quella dell'appiccamento del fuoco al gigantesco idolo/uomo di vimini nel durissimo e sorprendente finale. Splendida la sceneggiatura di Anthony Shaffer e interessante lavoro fatto sulla colonna sonora ad opera di Paul Giovanni, che si sposa a meraviglia con le atmosfere oniriche della pellicola.

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