08/11/10

Sette note in nero (Lucio Fulci)

Sette note in nero
di Lucio Fulci (1977 ITA 92')

Rendemmo un omaggio nell'aprile del 1996 a Lucio Fulci, proiettando questo film,  ad un mese esatto dalla prematura scomparsa di questo piccolo grande "artigiano", personaggio marginale e centrale del nostro cinema, esponente di spicco di un cinema che per anni ha costituito il nerbo economico e il vero legame col pubblico dell'intera industria cinematografica italiana. Fulci fu, inoltre, uno dei primi alfieri della filosofia splatter e gore nel cinema (ricordo il mio testo/bibbia del periodo Guida al cinema splatter dei fratelli Castoldi) e la forte carica eversiva delle sue immagini spesso oltrepassava ogni limite di sopportazione, raggiungendo a volte le vette dell'autorialità in purezza.
Fulci purtroppo morì malmesso nel marzo 1996: un'epatite virale lo aveva ridotto in sedia a rotelle, facendolo piombare in un abisso di disperazione, abbandonato da tutti, povero (tutti i suoi risparmi li aveva spesi nelle cure) e dimenticato dal suo pubblico ( e pensare che ora è di culto tra gli appassionati).
Nella sua carriera Fulci girò moltissimi film, tutti di genere: dal comico (suo il personaggio di Un americano a Roma e molti Ciccio e Franco), al dramma storico (un cult movie il suo Beatrice Cenci), alla commedia musicale (splendido Urlatori alla sbarra con Celentano), al thriller (dove ha ottenuto i migliori risultati), allo spaghetti-western, all'avventuroso, all'erotico, al fantasy (qui gli esiti più disastrosi), all'horror (dove ha condotto le sperimentazioni più audaci). Molto famoso all'estero, soprattutto in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, a quell'epoca era sconosciuto ai più nel nostro paese. In molte sue pellicole, nonostante la povertà di mezzi tecnici e l'ostracismo attuato dalla critica togata, si vedono intuizioni geniali e una volontà pervicace di reinventare le regole codificate. I suoi sono film impuri, ma sinceri e fatti con amore, in cui vengono filtrate varie istanze: ossessioni personali, necessità commerciali, compromessi, trascuratezze, cura sui trucchi, buchi di sceneggiatura e di budget, improvvisazioni sul set, desideri ed intuizioni. Tutti questi elementi fanno di lui un cineasta personale ed interessante per tutti i movie brats del pianeta.
Sette note in nero è un giallo con venature parapsicologiche: rappresenta un punto di contatto all'interno della sua filmografia tra la produzione thrilling (Una lucertola con la pelle di donna e Non si sevizia un paperino, il suo capolavoro dove il regista miscela con grande talento e coraggio gli stilemi del thriller alla Dario argento con le atmosfere magiche e arcaiche di un'Italia marginale, sezionata con l'occhio preciso dell'etnologo) e quella successiva fatta di horror gotici (basti ricordare Black Cat, il polanskiano Quella villa accanto al cimitero, il lovecraftiano L'Aldilà e il godardiano Un gatto nel cervello). L'atmosfera della pellicola è indovinata anche grazie ad un'ambientazione in una Siena grigia e cimiteriale e il film si avvale di una sceneggiatura secca e perfettamente congegnata (cosa rara per un istintivo come Fulci), dove ogni minimo particolare torna utile nello svolgersi degli eventi. Come giustamente fa notare Bruschini "il film assume un'aria compatta, quasi metafisica, dà l'impressione di qualcosa di terribile che sovrasta i personaggi e li avvolge in una spirale senza ritorno. Estremamente coerente, quindi, anche l'ambiguissimo finale, dove, peraltro, il regista cita il suo racconto preferito di Edgar Allan Poe, il gatto nero, che di lì a poco avrebbe ridotto per lo schermo". Tarantino ha giustamente omaggiato questo film nel suo Kill Bill: il carillon del duello ha come motivo quello della colonna sonora di questo Sette note in nero.
"Il mio gore è spesso ironico e bisogna essere intelligenti per capirlo...se lei guarda L'Aldilà è un film atroce in cui giocano molti linguaggi gotici, ma la presenza di alcune aberrazioni, come l'occhio che schizza, trasformano il parossismo dell'orrore in una forma quasi di ridicolo..."
(Lucio Fulci)
Lucio Fulci su Rapporto Confidenziale

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