10/11/10

Joe D'Amato

Joe D'Amato

Joe D'Amato come Nanni Moretti: i due autarchici del cinema italiano. Come lui e più di lui: regista, sceneggiatore, soggettista, montatore, operatore alla macchina e supervisore, nonché produttore e distributore. Aristide Massaccesi, questo è il vero nome di Joe D'Amato, è stato sicuramente uno dei più abili e sottovalutati cineasti nostrani, capace di sfornare oltre 200 film nella sua carriera, purtroppo relegato negli ultimi anni di vita nel ghetto dorato del porno. Dal 1993 fu impossibilitato dal fare film di fiction a causa del duopolio dell'epoca Berlusconi/Cecchi Gori, che attanagliava il cinema italiano e decideva cosa si potesse fare e chi lo potesse fare.
La Cinematheque Francaise nel 2006 ha giustamente omaggiato il nostro proiettando le copie restaurate di due suoi scult Sesso Nero del 1978 (considerato il primo porno italico) e Anthropophagus del 1980 (horror delirante e dal fascino malato).
Joe D'Amato fu un ladro di cinema votato alla marginalità, randagio un po' per scelta un po' per necessità, autentico innovatore nel contaminare e miscelare il cinema di genere (che fosse giallo, horror, mondo, western, guerra, peplum, splatter, decamerotico, softcore o hardcore...), dotato di una grande capacità di immedesimazione nei gusti del pubblico e di una fenomenale facilità di regia. Molti i film orribili prodotti in decenni di carriera, tra cui i farneticanti Porno Holocaust e Le notti erotiche dei morti viventi....
Per descrivere il personaggio, fuori del comune, basti raccontare due aneddoti che lo riguardano. Il primo è l'episodio in cui riuscì a vendere un film a diversi paesi stranieri servendosi esclusivamente di un manifesto, in cui aveva abilmente sintetizzato gli elementi del film. Ovviamente di quel film non esisteva nulla, nemmeno la sceneggiatura...e non è mai stato realizzato!
I soldi delle vendite all'estero invece sono arrivati, copiosi...intascati e utilizzati per altri sollazzevoli scopi (suo d'altronde il Decameron n° 69)...
Il secondo aneddoto riguarda il quotidiano Il manifesto, che recensì il film Chinese Kamasutra mettendo in guardia l'attento spettatore sul fatto che tale non era cinese bensì giapponese. Il film, in realtà, è opera di Joe D'Amato, che ne ha firmato ogni credito sotto uno pseudonimo diverso (roba tipo Ho Chi Shen, Ang Kun Trahn...) e ancora sghignazza da lassù...
"Se il mondo fosse come lo presenta un certo cinema d'oggi, sarebbe un incredibile bordello" 
(Alberto Sordi)
i fatti gli stanno dando ragione....

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