18/10/10

L'occhio che uccide (Michael Powell)

L'occhio che uccide - Peeping Tom
di Michael Powell (1960 GB 109')
"Ho paura e sono contento di aver paura"
Mark Lewis (il protagonista ha lo stesso nome dello sceneggiatore crittografo) è un giovane operatore cinematografico, timido e riservato, che nel tempo libero fa fotografie pornografiche per arrotondare il bilancio e, per passione, gira pian piano un proprio film. Il giovane ha l'ambizione di fare il regista cinematografico e vive in una simbiosi feticista con la propria macchina da presa. Avvalendosi di una strumentazione artigianale - una cinepresa, un cavalletto che cela una lama e uno specchio ben posizionato - l'assistente operatore e la sua traumatica solitudine innescano la più potente e feroce elegia della storia del cinema sul bisogno di visione e sui pericoli insiti nella seduzione scopofila. Infatti il giovane operatore è ossessionato dal bisogno morboso di contemplare ("tutto quello che riprendo per me è perduto") ed attratto dal fascino malato dell'omicidio (ecco il perché della lama nel cavalletto), ma soprattutto soggiogato dall'espressione di terrore che si stampa (e che lui riprende, grazie allo specchietto, mentre uccide) sul volto delle proprie vittime. La sua pulsione voyeuristica è portata all'estremo e nel tempo libero l'operatore rivede ossessivamente i filmini girati, eccitandosi soprattutto guardando l'espressione delle proprie vittime. Una delle cause di questo bizzarro comportamento è che quando era piccolo, il padre, un noto psichiatra, lo usava come cavia nei suoi esperimenti, torturandolo per studiare le reazioni del sistema nervoso alla paura. Nella pellicola la paura e la reazione ad essa saldano il rapporto tra chi guarda e l'obiettivo. Anche lo spettatore non è immune a questo circolo vizioso ed è metaforizzato dal cliente che all'inizio compra le immagini erotiche proibite.
Il film di Powell è un vero e proprio saggio sul cinema di pulsione, che affronta e sintetizza con una lucidità impressionante i legami tra voyeurismo, sado-masochismo, sessualità e il semplice atto del guardare e fare cinema. Un film leggibile a più livelli, che compenetra profondamente il rapporto tra eros e thanatos, affrontando il problema della visione e dell'arte come artificio della visione; andando ad innescare una serie inesauribile di implicazioni, che fanno diventare ogni tentativo di interpretazione tortuoso come un labirinto di specchi.
Da notare anche che il protagonista indossa una giacca marroncina e il montgomery, che sono stati per anni l'abbigliamento usuale delllo stesso regista. Michael Powell stesso appare (!!!) nel filmino amatoriale nella parte del padre del protagonista e affida, nella stessa scena, al suo vero figlio Columba il ruolo del protagonista bambino.
Film scomparso dalla circolazione e per anni sottovalutato o addirittura trattato con un astio viscerale dalla bigotta critica di regime, è in realtà uno dei nodi fondamentali del cinema fantastico, collegato da un filo rosso all'occhio tagliato di Un chien Andalou del grandissimo Luis Buñuel.
Nell'Era della Scopofilia in cui Internet, strumento di condivisione, è utilizzata per lo più per il porno e il voyeurismo e il Gossip è il Verbo, questo film è la Profezia.

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