01/01/09

La camera mortale

La camera mortale

"L'isolamento in una camera che non debba comunicare con l'esterno perché piena di un'atmosfera mortale, una camera quindi dove per sopravvivere è necessario portare una maschera, ricorda molto le condizioni di vita dell'uomo contemporaneo. Certo non si può riflettere su questo mitico uomo a una dimensione senza dover purtroppo analizzare tutte le caratteristiche della nostra società industriale. Però una metafora efficace può essere molto suggestiva, può chiarire anche conseguenze estreme di cui non si parli espressamente, che restino appunto implicite; per esempio, il fatto di sapere di dover portare la maschera non ti dà, non dà un senso di angoscia?
L'introiezione di questi bisogni ossessivi e allucinatori non dà come risultato l'adattamento alla realtà, ma la mimesi, la massificazione, l'annullamento dell'individualità. L'individuo trasferisce il mondo esterno all'interno; vi è un'identificazione immediata dell'individuo nella società come un tutto identico. I bisogni per la sopravvivenza fisica sono risolti proprio dalla produzione industriale che propone adesso come altrettanto necessari il bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di comportarsi, di consumare in accordo con i modelli pubblicitari, che rendono appunto manifesti i desideri che ognuno può provare. Il cinema, radio, televisione, la stampa giornalistica e qualunque altro buon servizio della produzione industriale (attualmente internet ndr) non è più indirizzato verso differenti destinazioni (no, questa frase non è chiara)...In queste condizioni di uniformità la vecchia alienazione diventa impossibile. Quando gli individui si identificano con l'esistenza che è loro imposta e trovano in essa compiacimento e soddisfazione, il soggetto dell'alienazione viene inghiottito dalla sua esistenza alienata".
(Frammento estratto da Dillinger è morto di Marco Ferreri 1969)

Nessun commento: