28/07/08

STeLArC e la Salamandra

STeLArC e la Salamandra

Artista cruciale per il mondo contemporaneo, Stelarc si dedica da quarant'anni alla ricerca sui limiti psichici e corporei dell'essere umano (sopra lo vediamo sospeso con funi nel vuoto in una performance dei primi anni Settanta) e sulla sperimentazione percettiva. Stelarc ha avuto, da subito, la consapevolezza che la scienza possedesse gli strumenti per trasformare il metafisico in fisico, l'interiore in esteriore, le avventure della mente in avventure della tecnologia. Negli ultimi decenni si è dedicato a sviluppare le possibilità del corpo di trasmigrare verso altre forme, più complesse, in cui le caratteristiche corporee oltrepassassero i confini dell'essere umano comunemente inteso. "Siamo giunti a un punto nel nostro sviluppo post-evoluzionistico in cui la normale evoluzione organica darwiniana non è più determinata dai fattori presenti nella biosfera, dalle forze gravitazionali. Adesso lo è dalla spinta di informazioni, abbiamo accumulato questo input che produce questi desideri da esplorare, estendere, amplificare, valutare, diagnosticare maggiormente. Così ciò che ha inizio come strategia evoluzionistica, questa curiosità che è essenzialmente il risultato della nostra mobilità e percezione, ora giunge a un punto in cui questa accumulazione (di informazioni) comincia ad avere una propria dinamica e direzione e agisce da propulsore per il corpo e lo forgia in nuove forme. Il campo dell'informazione ora modella la struttura del corpo." I suoi ultimi lavori Ping Body e Parasite sono incentrati sulla interconnessione del corpo dell'artista a Internet, attraverso un computer interfacciato con un complesso sistema di stimolazione muscolare. Tutto ciò permette all'artista di dare origine a misteriose reti neurali ibride, tra organico e artificiale: "un motore di ricerca analizza Internet in tempo reale, seleziona delle immagini che trova, e mentre le mostra sul visore gli stessi dati vanno a stimolare il mio sistema muscolare. Il mio corpo quindi si muove in base a stimolazioni provenienti da Internet, mentre i miei occhi vedono immagini che hanno la stessa provenienza". Un lavoro peculiare, il suo, che mostra di ricordarsi che la scienza originariamente includeva la ragione estetica, il libero gioco, la follia dell'immaginazione e la fantasia della trasformazione...poi però, nei tempi moderni, si è permessa il lusso di razionalizzare le possibilità. Ecco ora, nelle opere di Stelarc, ripresentarsi il legame originario tra scienza, arte e filosofia: la consapevolezza della divergenza tra il reale e il possibile, tra la verità apparente e quella autentica e lo sforzo immane di comprendere e di vincere questa divergenza. Una ricerca guidata dalla ferma convinzione che la combinazione di informatica e biotecnologie produrrà non solo nuove forme di vita e nuovi canali di comunicazione, ma determinerà anche nuovi modi di percepire il tempo e lo spazio, portando così a nuove strutture di pensiero. Celeberrimi gli esperimenti di Stelarc sulla "terza mano", iniziati nel 1984, in cui un arto artificiale veniva messo in connessione con il sistema nervoso dell'artista, che in tal modo poteva muoverlo volontariamente. Un metodo per ampliare la percezione di sé, in accordo con le tesi di Marshall McLuhan, che affermano che gli oggetti che usiamo costituiscono delle estensioni corporee, e che la nostra percezione e le nostre modalità di pensiero vengono profondamente trasformate dall'utilizzo di questi oggetti. Quindi, potenziando le nostre capacità corporee originarie con nuovi strumenti di espansione, possiamo arrivare a nuovi stati di percezione della realtà. La trasmigrazione corporea permetterebbe anche di effettuare una mutazione dell'essere umano, intesa sia come difesa che come necessità per la sopravvivenza nei confronti di una realtà esterna (assenza d'acqua, cambiamenti climatici, inquinamento), che sta cambiando assai rapidamente e non permette più agli individui di adattarsi.

"E' tempo di sparire dalla storia umana, di tendere alla velocità di fuga terrestre e di raggiungere una condizione post-umana. E' tempo di svanire, di essere dimenticati nello spazio extraterrestre. L'importanza della tecnologia potrebbe essere quella di culminare in una coscienza aliena, che sia post-storica, trans-umana o addirittura extraterrestre. In quest'epoca di sovraccarico informativo, non è più tanto significativa la libertà delle idee quanto piuttosto la libertà di forma. Il punto non è più se la società ti permetterà di esprimere te stesso, ma se la specie umana ti lascerà infrangere i vincoli dei tuoi parametri genetici. Ciò che è importante non è più vedere il corpo come oggetto di desiderio, ma come oggetto da ridisegnare. Per me la premessa è che se alteri l'architettura del corpo, ne alteri la sua visione del mondo, e questo è affascinante. Noi siamo alla fine della filosofia, data l'obsolescenza della nostra fisiologia. Il pensiero umano si ritira nel passato dell'uomo...L'artista può diventare un architetto degli spazi corporei interiori, ristrutturando il territorio umano e ridefinendo il nostro ruolo di individui...Ciò che è filosoficamente rilevante non è più il dilemma mente/corpo, ma piuttosto la divisione corpo/specie. E proprio come la fissione dell'atomo sprigiona enormi quantità di energia, così la scissione della specie umana, determinata dalla tecnologia implosiva (innestata all'interno del corpo), genererà un enorme potenziale biologico, risolvendosi in un'arricchente e stimolante diversificazione del genere umano. Una volta che la tecnologia avrà munito ogni corpo del potenziale per progredire individualmente nella sua evoluzione, la coesione della specie non sarà più importante". Qui, nell'affascinante e utopica logica di Stelarc, c'è un imprecisione in quanto per specie, biologicamente parlando, si intende un insieme di individui che incrociandosi tra loro generano potenzialmente una prole illimitatamente feconda. E quindi, probabilmente, è più preciso parlare, in tal caso, di divisione corpo/genere umano.
Ma forse la situazione del genere umano prossimo venturo è ancora più complessa, anche perché come sosteneva il geniale Gregory Bateson la nostra carne è pensante. Nell'organismo vi è come una grande rete chiamata sistema fasciale e tutte le parti del corpo (le ossa, le articolazioni, i visceri, il sistema nervoso centrale, i muscoli etc) sono intimamente collegate grazie a questa rete. Tale sistema funziona come una rete da pesca: i muscoli sono pesci, i visceri sono pesci...Quando un pesce si impiglia, muove l’intera rete. Un movimento di una parte si trasmette immediatamente alle altre. Il tutto è costituito da tessuto connettivo, che viene a rappresentare una vera e propria intelligenza corporea, che può anche essere modulata accuratamente a fini terapeutici, come ben sanno alcuni osteopati.
Ma nel tessuto connettivo risiedono probabilmente anche altre sconosciute capacità...Alcuni scienziati si stanno dedicando con fervore allo studio della salamandra, in quanto essa è l'unico vertebrato esistente in grado di rigenerare arti amputati. E' un animale che conserva per tutta la vita la capacità di far ricrescere sostituti perfetti di parti del corpo perdute.
Per fattori ancora misteriosi, il sito di amputazione può trovarsi ovunque lungo tutto l'arto e, indipendentemente dal punto in cui è situata la ferita, ricrescono solo le parti amputate. Dagli studi effettuati si è dimostrato che dopo l'amputazione di un arto di salamandra, le cellule che svolgono un ruolo chiave per la rigenerazione sono i fibroblasti, cellule del tessuto connettivo. I fibroblasti migrano attraverso la superficie di amputazione, per confluire al centro della ferita, dove proliferano fino a formare un blastema, cioé un aggregato di cellule tornate immature (simili alle staminali) che faranno da progenitrici al nuovo arto. Sembra, inoltre, che i fibroblasti siano in grado di dialogare tra loro per determinare l'entità di riparazione della ferita. Nel processo si attua un particolare processo, chiamato di "dedifferenziazione", per cui una cellula matura e specializzata torna ad uno stadio più primitivo, embrionale, che le permette di moltiplicarsi e di fare da progenitrice per i tipi di tessuto necessari alla rigenerazione. Ciò che stimola l'immaginazione degli scienziati è il fatto che i nostri polpastrelli hanno già le capacità intrinseca di rigenerare, per cui forse la rigenerazione è una nostra potenzialità ancestrale. Lasciato guarire in modo naturale, il polpastrello amputato di un individuo qualsiasi (ciò è molto evidente nei bambini) spesso recupera il suo contorno, l'impronta digitale e la sensibilità tattile. Altra scoperta fondamentale è che i fibroblasti umani adulti, come quelli della salamandra, conservano il ricordo del sistema di coordinate spaziali usato per stabilire il piano corporeo all'inizio dello sviluppo dell'embrione.
Con queste premesse tra qualche anno (una decina?) ne vedremo delle belle...che dite?


http://www.stelarc.va.com.au

(le parole di Stelarc sono prese da interviste presenti sul Web, la parte sulle salamandre deriva da un articolo del prof. Muneoka e coll.)
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