21/07/08

Elenco film per anno 2005/2006

Elenco Film per anno
Stagione 2005/2006


NOVEMBRE 2005
Yellow Mellow
di Piero De Petris
(2004 ITA 90’)
Abbiamo l’onore di presentare questo gioiellino alla presenza in sala del regista. E' la storia di Angela, Olimpia e Zack, tre giovani forlivesi legati tra loro da legami sentimental-economici, improvvisamente costretti ad affrontare quelle che sono forse le prove piu difficili della vita: i cambiamenti. Più che una commedia il film e' una storia buffa, assurda, divertente e a tratti commovente, come spesso e' la vita stessa.

Ciclo Klaus “Krazy” Kinski: Classici
Per qualche dollaro in più
di Sergio Leone
(1965 ITA/SPA 130’)
Sì lo sappiamo che l’avete già visto...ma è il Mito Western rivisitato in chiave post-moderna: Eastwood, Volonté, Kinski, Lee Van Cleef, Leone, Morricone...il Cinema! Un film che si deve rivedere, anche perchè Leone non ne ha diretti tanti e siamo un po’ tutti orfani del suo cinema, soprattutto in questa epoca barbarica. Klaus Kinski è il Gobbo, indimenticabile! Volontè /Indio è al massimo del suo delirio.

Ciclo Klaus “Krazy” Kinski: Cinema d’autore
Woyzeck
di Werner Herzog
(1979 GER 73’)
Woyzeck, dramma a stazioni, la quotidiana via crucis dell’uomo. Woyzeck, la parola scavata, le frasi spezzate come l’uomo che le ha in bocca. Woyzeck il dramma non-finito eppure preciso e crudele come il meccanismo. Woyzeck è una storia sul potere e sul suo esercizio. E’ storia di sopraffazione e umiliazione. E’ la storia della violenza che ogni istituzione pratica scientificamente sull’essere umano meno forte, vale a dire: meno ricco. E’ la storia del pane, ovvero della morale, dell’importanza della pancia piena di fronte alla morale borghese. Strabiliante interpretazione di Kinski in grado di essere un grande attore anche in un ruolo sommesso.

Ciclo Klaus “Krazy” Kinski: Spaghetti Western
Quien sabe?
di Damiano Damiani
(1966 ITA 102’)
Grande film rivoluzionario con un ottimo Gian Maria Volontè e due grandi Lou Castel e Klaus Kinski. Quando il cinema italiano riusciva ad appassionarci: capacità di racconto, azione e messaggio politico...una triade recentemente ritrovata dal cinema italiano grazie a Michele Placido e al suo Romanzo Criminale.

Ciclo Klaus “Krazy” Kinski: Biografico
Paganini
di Klaus Kinski
(1989 GER 82’)
Kinski attore istrionico, inquietante, di difficile lettura. Richiesto dai più famosi registi come Sergio Leone e Billy Wilder. Ha rifiutato, con disprezzo, offerte di lavoro da parte di Steven Spielberg.
Kinski è stato regista una sola volta in questo suo ultimo film, Paganini, in cui ritrae, in una personalissima biografia, la figura di Paganini. Film imprescindibile dunque per cercare di capire il personaggio a suo modo unico e irripetibile. Sul set ha conosciuto Debora Caprioglio, con la quale ha subito instaurato una relazione sessuale; ultima della sua vita. Kinski ha anche scritto un'autobiografia "All I Need is Love - Kinski Uncut" nella quale racconta non sè stesso, ma la sua identificazione. La perversione sessuale, il suo istinto bestiale, l'esultanza di trovarsi al centro di risse sanguinose.

Ciclo Klaus “Krazy” Kinski: Sexy Thriller
La bestia uccide a sangue freddo
di Fernando Di Leo
(1971 ITA 93’)
Girato da uno dei registi di punta della nuova generazione di critici Tarantinati questo film ha acquistato nel tempo il rango di film culto, soprattutto in America. Proprio le bizzarrie della sceneggiatura unitamente alla maniera iperbolica con cui vengono risolte le sequenze di sangue e sesso rendono ragione del perché sia diventato tanto celebre in tutto il mondo. Il merito comunque va attribuito a Klaus Kinski - che partecipò esigendo un compenso minimo - la cui espressione paranoica ben si addice al ruolo di equivoco direttore del manicomio. Presentato uncut.

Ciclo Klaus “Krazy” Kinski: Commedia
Buddy Buddy
di Billy Wilder
(1981 USA 96’)
Deliziosa e allegra commedia del maestro Wilder (suo ultimo film) con Walter Matthau e Jack Lemmon, impreziosita dalla partecipazione di Klaus Kinski nel ruolo di uno psicanalista maniacale indimenticabile.

Ciclo Klaus “Krazy” Kinski: Documentario
Kinski, il mio nemico più caro
di Werner Herzog
(1999 GERM/GB 95’)
Il regista torna nella casa di Monaco, dove intorno al 1955 visse per tre mesi con Klaus Kinski, interprete di 5 suoi film dal 1972 al 1988, e si reca sui luoghi (Perù, Rio delle Amazzoni) dove li girò, incontrando nel suo viaggio a ritroso attori, comparse, persone che conobbero l’attore. “Ogni capello bianco lo chiamo Kinski” ripete il regista. Non è soltanto uno splendido documentario su Kinski e il suo comportamento totalmente folle…svela anche indirettamente i tratti ossessivi del cinema di Herzog. Un cinema titanico e prometeico, incentrato sulla continua sfida a superare sé stesso e allo stesso tempo capace di raggiungere livelli poetici sconosciuti a gran parte del cinema contemporaneo. Da (ri)vedere.

DICEMBRE 2005
No Direction Home
di Martin Scorsese
(2005 GB/USA 208’)
L’attesissimo impedibile inedito rockumentario di Scorsese sul giovane Dylan. Concentrandosi sul periodo primi Sessanta fino al ’66, offrono il loro punto di vista, tra i tanti, Joan Baez, Al Kooper, Suze Rotolo (colei che appare sulla copertina di The Freewheelin’ Bob Dylan), e lo stesso Dylan. Possibilità di visionare filmati altrimenti relegati agli archivi. E si tratta di immagini straordinarie: il festival di Newport, la marcia su Washington, la tournée inglese del ’66.

Elvis Presley Show
di Denis Sanders
(2001 USA 92’)
“Se i pezzi non fanno colpo, potremmo sempre fare un medley dei costumi”, scherza The King prima del mitico concerto di Las Vegas dell’estate 1970, recuperato dagli archivi degli studi cinematografici dal restauratore di film Rick Schmidlin (“Rapacità”, “L’infernale Quinlan”), assieme a immagini tratte dalle prove negli studios MGM. L’animale Elvis all’apice della sua carriera.

Serge Gainsbourg; D’autres nouvelles des etoiles (2005 F 120’ circa)
Arbitraria selezione da questo documento eccezionale, l’opera video più completa fino ad oggi mai realizzata sull’artista, frutto di una ricerca ben fatta da parte dell’Universal francese e del fondo Gainsbourg, che alterna ai filmati e ai video alcune, illuminanti, conversazioni su temi che fortificano lo spessore di Serge (bellissima quella dedicata al cinema). Di massimo interesse il ritrovamento del primordiale video-documentario dedicato a Histoire de Melody Nelson del 1971, la sua opera più visionaria e psichedelica che, ancora oggi, regge alla prova del tempo.

Benjamin Smoke
di Jem Cohen, Peter Sillen
(2000 USA 72’)
Un ritratto affettuoso dedicato ad un uomo tormentato e di talento: Benjamin Dickerson, voce solista del quintetto punk-blues “The Smoke”. Più impressionista che biografico, Benjamin Smoke è un collage di interviste (tra cui Patty Smith) ed interpretazioni, evocative istantanee di Cabbagetown, il quartiere degradato e di basso livello sociale dove Dickerson ha vissuto la maggior parte della propria vita.

Cocksucker Blues
di Robert Frank
(1972 USA 95’)
Inedito documentario sui Rolling Stones, qualità delle immagini per forza sporca, girato mentre il gruppo era impegnato nel tour nord-americano per la promozione del seminale Exile On Main Street. Se portare avanti il ruolo di Lucifero del r'n'r è compito difficile da sostenere, ancor più difficile è farne cronaca. Pare che Frank sia riuscito perfettamente nell'intento, tanto da vedersi bloccare la distribuzione dai diretti interessati: "E' un bel film, ma se mai venisse mostrato in America non ci darebbero più alcun permesso di suonarvi". Altro che Symphathy For The Devil!

Chuck Berry - Hail! Hail! Rock’n’roll
di Taylor Hackford
(1987 USA 120’)
Registrazione del concerto del capostipite del rock Chuck Berry nel 1986 a St. Louis (Missouri), sua città natia, per festeggiare il 60° compleanno, intercalato da numerose interviste con i personaggi più importanti del rock, tra cui anche Little Richards, Willie Dixon e Springsteen. Interessante, appassionante, nostalgico. Non solo per i fans di Berry.

Pink Floyd – Live at the UFO (1967, 27’ circa)
Psichedelico concerto del ’67 nel mitico club londinese tempio della musica underground UFO club, che ospita ogni genere di performance. Qui i Pink Floyd muovono i primi passi e ottengono fama, sperimentando fra l'altro l'uso di proiettori e luci colorate durante le proprie esibizioni.

Demetrio Stratos: Suonare la voce
di Massimo Villa
(1994 I 57’ circa)
Omaggio a Stratos e al suo concetto di voce-musica, voce considerata nella sua individualità e non vincolata esclusivamente alla parola e al suo discorso di significato verbale. Pubblicato da Cramps Factory, l’etichetta della musica totale fondata da Gianni Sassi nei primi Settanta.

GENNAIO 2006
Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Cuore Selvaggio
di David Lynch
(1990 USA 127’)
Il film è un’odissea attraverso la melma dell’immaginario cinematografico americano, il mondo rappresentato è un mondo dal cuore selvaggio che la macchina da presa di Lynch percorre con genialità e curiosità per i dettagli sordidi e bizzarri. Se il cinema è stile, Lynch è il più grande regista contemporaneo. Cult da recuperare.

Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Dune “Versione integrale”
di David Lynch
(1984 USA 180’)
Sottovalutato e frainteso, Dune è uno dei più pazzeschi e gustosi e impossibili (il Dune di Jodorowski, primo regista chiamato per il progetto, mai portato a termine sarebbe forse stato il nuovo 2001...sic!) film d’autore della storia del cinema. La versione presentata è quella più lunga mai distribuita, comunque disconosciuta dal regista in rotta con il produttore De Laurentiis, va detto che in questa forma la storia del film finalmente si capisce e appassiona...

Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Eraserhead
di David Lynch
(1976 USA 89’)
Primo lungometraggio di David Lynch, che lo ha anche scritto, montato, prodotto e ne ha curato gli effetti speciali. Stanley Kubrick affermò che Eraserhead è l’unico film che avrebbe voluto dirigere lui stesso. Un flusso di coscienza sull’uomo nell’universo post-industriale, un film onirico e visionario che unisce animazione manuale a live action, un’opera indefinibile, surreale, priva di riferimenti nella storia del cinema, un film da vivere come un’esperienza. Straordinario è l’uso del suono (Alan Splet). Cinema Magnifica Ossessione.

Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Lost Highway
di David Lynch
(1997 FRA/USA 137’)
Il cinema è un'arma magnifica e pericolosa se è uno spirito libero a maneggiarla. E’ lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni, delle emozioni, dell’istinto. Il buio che invade a poco a poco la sala equivale all’azione di chiudere gli occhi. E’ allora che comincia sullo schermo e al fondo dell’uomo l’incursione notturna dell’inconscio; le immagini come nel sonno compaiono e scompaiono, il tempo e lo spazio cronologico e i valori relativi di durata non corrispondono più alla realtà, i movimenti accelerano i ritardi.

Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Naked Lunch - Il pasto nudo
di David Cronenberg
(1991 CAN/UK/GIAP 115’)
Acida e allucinata fenomenologia della nascita di una scrittura, delirio ipnotico e scostante nato dalla contaminazione fra l’universo di Burroughs e quello di Cronenberg, che continuamente avvince e respinge, ammalia e stordisce, accarezza ed accieca. Naked Lunch è un viaggio al termine della notte, un flusso febbricitante e vorticoso, un purulento delirio underground. Un enigmatico film-laboratorio, uno straordinario cut-up filmico. Bisogna sterminare tutti i pensieri razionali.

Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Videodrome
di David Cronenberg
(1983 CAN 90’)
Videodrome è a tutti gli effetti il "manifesto" del cinema di Cronenberg: un film paradigmatico, pluristratificato e scioccante. Sconvolgente come un'allucinazione, lucido e denso come un saggio teorico sul mondo mass-mediale in cui ci è dato vivere. Cronenberg riesce a fare di Videodrome un testo-chiave, uno dei pochi film commerciali capaci di tradurre sullo schermo quelle angosce e quelle allucinazioni al contempo epocali ed universali che la letteratura aveva già conosciuto nelle pagine di un Burroughs o di un Kafka. Videodrome sembra essere l'unico film ad avere un senso chiaro di quello che comporta la sua decade, l'unico che affondi i denti nella carne del suo tempo. E' incentrato sul pubblico: il suo bisogno di evasione, la sua amara mancanza di soddisfazione, il suo flirtare nichilistico col dolore per provare che puo' ancora sentire qualcosa, l'estremo spiazzamento che tutto questo comporta.

Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Crash
di David Cronenberg
(1996 CAN 100’)
A dieci anni dall’uscita in sala è venuto il momento di rivederlo, possibilmente non doppiato (atroce, come spesso accade, il doppiaggio italiano). In Crash Cronenberg esplora uomo e macchina fino ad arrivare a farli congiungere, quasi carnalmente. La mutazione qui diventa ancestrale, origine della relazione che a partire dalla rivoluzione industriale ha legato indissolubilmente l’essere umano a ciò che da trecento anni fa andare avanti il mondo, e che oggi, con la tecnologia, diventa una realtà proiettata verso il futuro. La sceneggiatura, tratta da un romanzo di J.G.Ballard, è il trampolino di lancio per questo viaggio visionario e, allo stesso tempo, incubo. Un film che se guardato suddiviso in singoli spezzoni è memorabile. Gloria e vita alla Nuova Carne!

Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Dead Ringers - Inseparabili
di David Cronenberg
(1988 CAN/USA 115’)
Film sui gemelli e sul doppio, è un horror epistemologico-biologico, che sprigiona le sue pressioni sottocutanee non in modo esplosivo, bensì facendole trasudare, come vapori mefitici. Film che disturba e seduce con l’inquietante scorrevolezza delle sue riprese, la dolcezza segreta e opprimente delle sue inquadrature, ammalia con l’orchestrazione favolosa della sua narrazione (senso del montaggio, ellissi), cattura immediatamente con la freddezza vertiginosa della messa in scena a partire dalla semplice osservazione di personaggi presi nella rete architettonica della loro vita, il racconto non essendo che lo spettacolo minuzioso, fino all’ipnosi, dello sconvolgimento programmato e senza fine di un orologio d’alta precisione: l’uomo.

Il Cuore di Tenebra del Cinema: I Due David
Spider
di David Cronenberg
(2002 CAN 98’)
Che cos'e' la realta' se non la percezione della realta'? La nostra percezione personale della realta' e' l'unica che accettiamo. Anche se stai diventando pazzo, e' sempre la tua realta'. Ma la stessa realta', vista da una prospettiva esterna, e' quella di una persona che agisce in modo distorto.

FEBBRAIO 2006
Il cinema (dalla parte) dei margini: Dannati e Proibiti
Ms 45 - L’angelo della vendetta
di Abel Ferrara
(1981 USA 84’)
Una sartina muta (la straordinaria Zoë Tamerlis) viene stuprata due volte nel corso della stessa giornata. Riesce ad uccidere il secondo violentatore e da quel momento gli scopi della sua vita diventano due: eliminare il cadavere, pezzo per pezzo, e sterminare il genere maschile. Ferrara aderisce al punto di vista della protagonista, rappresentando una New York da incubo degna di Scorsese. Parimenti scorsesiana la sessuofobia di fondo, evidente dalle mises da vamp che Thana adotta per attirare le sue vittime, e nel suo travestimento finale da suora alla festa in maschera. Proprio in questa sequenza vi è l'apice del film, in quel mix di rallenty, musica ipnotica, sangue e ironia blasfema. Il titolo originale Ms 45 si riferisce al calibro della pistola di Thana.

Il cinema (dalla parte) dei margini: Dannati e Proibiti
Benny’s Video
di Michael Haneke
(1992 Austria 105’)
Il cinema di Haneke è un cinema della crudeltà e questo è uno dei suoi film più compiuti e autentici. Il protagonista è un adolescente i cui rapporti con i genitori sono puramente funzionali, e che non ha contatti con il mondo al di fuori dei videoschermi. Quando gli si presenta un frammento reale di questo mondo (una ragazza) reagisce in modo totalmente inadeguato e finisce per commettere un crimine atroce. Lo sguardo del regista è morale, per nulla accattivante e ci svela amaramente il rovescio della medaglia della società borghese contemporanea. Astenersi i deboli di stomaco.

Il cinema (dalla parte) dei margini: Dannati e Proibiti
Canicola
di Ulrich Seidl
(2001 Austria 121’)
L'Austria infelix di "Canicola", opera prima sgradevole e preziosa, disturbante e non mite, é un universo in cui le "figure" hanno la pesantezza di corpi sfatti, appendici informi, molli, rugose di una mente e di psicologie straziate da qualche sordo dolore o da qualche disfunzione e il "paesaggio" é un vuoto riempito da luoghi di transito come le superstrade,le villette a schiera, gli ipermercati posteggi, i peepshow, i locali per scambisti. Una serie di quadri in cui individui-monadi, solitari o aggrovigliati in amplessi statici e crudeli, si fanno guardare dal regista. Ulrich Seidl é un documentarista e il suo sguardo é abituato a sezionare, ad afferrare, a registrare, ad aggredire l'illusione del vero e del verosimile.
I disperati rapporti di forza (teorizzati da Fassbinder) non riguardano più l'amore, ma il disamore, non più il sesso, ma la carne anonima. La paura non mangia più l'anima, becchetta il corpo.

Il cinema (dalla parte) dei margini: Dannati e Proibiti
Goto, l’isola dell’amore
Di Walerian Borowczyk
(1968 FRA 93’)
In un’isola inesistente che nel 1887 un sisma ha tagliato fuori dal mondo, tre uomini amano la stessa donna: il marito, tiranno dell’isola, un ardente e attraente ufficiale e un ladro scaltro, opportunista e cinico. Film inquietante come un quadro di Magritte: arriva al surrealismo attraverso l’iperrealismo. Nell’allucinata e labirintica claustrofobia delle sue immagini è un poema d’amore e una parabola sulla dittatura.

Il cinema (dalla parte) dei margini: Dannati e Proibiti
Caligula
di Tinto Brass
(1979 ITA 105’)
La vita forsennata, le azioni crudeli, l'incesto con la sorella Drusilla, le follie, gli eccessi e la morte violenta di Caio Cesare Augusto Germanico detto Caligola (12-41 d.C.), secondo l'ottica di Svetonio, lo storico più maligno e meno attendibile dei tempi greco-romani, e quella dell'americano Gore Vidal: un bambino che si trova in mano il mondo, non sa che cosa farsene e vi sfoga i suoi istinti distruttivi. Girato nel '76, montato da nel '77, sconfessato da Vidal, rinnegato da T. Brass, oggetto di risse e liti giudiziarie a catena, proiettato qua e là per l'Italia nel novembre del '79, sequestrato, rimontato nel 1984 da Franco Rossellini. Impossibile stabilire quale sia l'edizione originale tra le tante di varia lunghezza (210m, 156m, 147m, 105m) distribuite nel mondo. In quella dell'84, pur purgato ed espunto delle sue immagini più crude, rimane una sagra di Kitsch fantapornosadomasolatino dove la fantastoria si coniuga con il cinema delle luci rosse e quello della violenza.

Il cinema (dalla parte) dei margini: Dannati e Proibiti
Spell – dolce mattatoio
di Alberto Cavallone
(1977 ITA 90’)
Il maestro maledetto del surrealismo italiano nel suo film più riuscito: le urgenze surrealistiche detonano sullo schermo con potenza inaudita: Sade, Bataille, Lautréamont e l’origine du monde sono parti di un mosaico antinarrativo denso e stratificato, pretesto per un discorso complesso che travolge fede religiosa e ideale politico ed esplicita il passaggio ad un’era di teledipendenza. L’ambientazione paesana evidenzia lo sfacelo e il marcio della società borghese, durante la festa del santo patrono, momento di abbandono dionisiaco in cui vengono a galla i tradimenti, le crudeltà, gli incesti, le pulsioni d’amore e di morte. Un’esperienza limite, problematica, aggressiva, perturbante, ma che ci dice più cose sulla nostra società che decine di film alla Costa Gavras.

Il cinema (dalla parte) dei margini: Dannati e Proibiti
Je vous salue Marie
di Jean Luc Godard
(1985 FRA 105’)
Alla vergine Marie, figlia di benzinaio e fidanzata schiva di Joseph, Gabriel annuncia che avrà un figlio. Joseph smania e si dispera, ma grazie all'amore finisce per capire e accettare il figlio non suo. Epilogo degno di Bunuel. Sotto il segno della luna è un film che prende la storia della vergine Maria come modello in controluce, parafrasandolo attraverso figure contemporanee. E’ un film mistico, forse non cristiano, ma nemmeno blasfemo, benché non privo di un sottile umorismo in filigrana. Visivamente splendido.

MARZO 2006
Mr Vendetta – Sympathy for Mr Vengeance
di Park Chan Wook
(2002 Corea 121’)
Dal regista di Old Boy e Lady Vendetta, questo è il primo episodio della trilogia dedicata al tema della vendetta, ed è arrivato in Italia solo per il videonoleggio (sic...). La storia è quella di Ryu, un giovane sordomuto che fa di tutto pur di salvare la sorella malata. Vende un rene, rapisce la bambina del suo ex datore di lavoro, fa mille sacrifici, ma le cose non girano affatto come dovrebbero, ed egli viene a trovarsi ad affondare in una spirale di morte e di disperazione senza eguali. E' da questo momento in poi che il tema della vendetta, muovendosi lungo due sinusoidi che finiranno per incrociarsi piu' volte, prenderà il sopravvento, trasformando di volta in volta i carnefici in vittime e le vittime in carnefici.
Dramma e sangue, velati a tratti da una leggerissima patina di ironia, dipingendo un'immagine dell'uomo né bianca né nera e rendendo inscindibile il giusto dallo sbagliato.

Don Chisciotte
di Orson Welles & Jesus Franco
(1992 SPA 114’)
Il più celebre dei grandi film incompiuti di Orson Welles, che ci lavorò 14 anni senza riuscire a completarlo. Jesus Franco, all’epoca suo collaboratore, lo ha faticosamente ricostruito e montato, regalandoci la possibilità unica di poter ammirare frammenti del capolavoro del genio di Welles. Questa proiettata è l’edizione più completa del film mai messa in circolazione. Imperdibile.

The Brown Bunny
di Vincent Gallo
(2005 USA 90’)
Dopo un film già diretto come regista con Buffalo ’66, Vincent Gallo porta sullo schermo il progressivo martirio del proprio corpo in The Brown Bunny, road-movie puro e infinito dal New Hampshire che vede protagonista Bud (lo stesso Gallo) che dopo aver partecipato a una corsa motociclistica nella classe 250, si mette in viaggio con la sua auto alla ricerca di Daisy (Chloe Sevigny), l’unica donna che ha veramente amato. Gallo non bleffa. La sua macchina da presa sembra muoversi subordinata ai suoi umori, per far consumare Bud, per smaterializzarlo progressivamente, per farlo procedere all’accumulo e all’immediato azzeramento di ogni esperienza individuale (gli occasionali rapporti con le donne che incontra sulla strada). Un cinema unico attualmente che piaccia o meno.

Il Grande Uno Rosso
di Samuel Fuller
(1980 USA 156’)
Versione Integrale. Grazie alla guida di un vecchio sergente, quattro fanti americani, appartenenti alla divisione "The Big Red One", sopravvivono a quattro anni di guerra sui vari fronti, dall'Algeria alla Germania. Una lezione di cinema. E di guerra. Film autobiografico, è il testamento di S. Fuller, la sintesi della sua esperienza bellica. Fa il contropelo ai film bellici hollywoodiani e lo dedica ai superstiti perché (come dice R. Carradine, alter ego di Fuller nel film) "la sopravvivenza è l'unica vera gloria in guerra". Non sono poche le scene memorabili e ancor più rari i film che della guerra raccontano gli aspetti bizzarri e tremendi.

The Butcher Boy
di Neil Jordan
(1997 IRL 110’)
Fiammeggiante cronaca di un progressivo dissesto emotivo: Francie Brady, un dodicenne pieno di vita e fantasia, che vive in una cittadina irlandese dei primi anni Sessanta, sopporta un susseguirsi di abbandoni (la madre si suicida, il padre muore alcolizzato, il suo migliore amico sceglie nuove compagnie) prima di precipitare nella follia. Uno dei migliori esempi del realismo magico in cui eccelle Jordan, che nasconde anche, nella figura protagonista, un ritratto metaforico del proprio paese, abusato a lungo dalla Storia. E impressionante esordio, nella parte dell’“incredibile Francie Brady”, per Eamon Owens, scovato dal regista in una scuola di campagna e mai stato al cinema prima, nemmeno come spettatore. Il film, ignorato in Italia dove è uscito solo in Home Video, ha raccolto i maggiori consensi al festival.

Banditi a Orgosolo
di Vittorio De Seta
(1961 ITA 98’)
Scorsese parlando delle vette del cinema italiano ha fatto il nome di De Seta, il giornalista pensando di aver capito male ha precisato De Sica e Scorsese ha ribadito De Seta. Siamo d’accordo anche noi. Il film fu girato all'aperto, al contatto vivo con la realtà sarda, lontano da ogni filtro mediatore e senza schemi preordinati. De Seta fu contemporaneamente regista, operatore, montatore e arrangiatore del commento musicale. Non vi fu una sceneggiatura prestabilita, agli attori, tutti sardi, venivano al momento spiegate le battute che avrebbero dovuto dire da lì a poco, "poiché lo sforzo mnemonico provocava imbarazzi e incertezza", esortandoli a trovare le parole adatte, nel loro dialetto. Il tema centrale del film è l'impossibilità di un "ordine" statale in quelle zone dove la struttura socio-culturale ed economica era, come disse lo stesso regista nel prologo del film, "diversa"; impossibilità cui corrispondeva il tentativo del singolo individuo di risolvere, sia pure con la forza, quei problemi di giustizia a cui lo Stato non poteva dare una soluzione.

Il tamburo di latta
di Volker Schlondorff
(1970 RFT 136’)
Agli occhi di un bambino il mondo egli adulti appare dominato da mostri e per questo decide di non crescere sfogando la sua rabbia battendo su un tamburo. Dopo aver portato al cimitero la madre e i suoi due presunti padri finalmente nel 1945 si decide a diventare adulto, ma in modo molto speciale. Premio Oscar e Palma d’oro al festival di Cannes. E’ un film realista ma allo stesso tempo fantastico e barbaro, dove lampi di luce nera trafiggono all’improvviso le strade di periferia, i piccoli negozi, la monotonia e la vita quotidiana.

Ricordando Elia Kazan
Il compromesso
di Elia Kazan
(1969 USA 127’)
Elia Kazan: l'emigrato, il comunista, il traditore. Nel '52, davanti alla commissione maccartista, denunciò alcuni ex compagni del partito comunista, tradimento che restò una macchia indelebile. Kazan in qualche modo, si auto-annientò. È impossibile non piangere con lui per la purezza perduta, per le speranze dissolte ma anche per la bellezza del suo cinema.
Questo film lo ha fatto, sceneggiando un suo romanzo, per spiegare le sue ragioni, ricavandone un sofferto bilancio esistenziale e, al contempo, una riflessione sulle inquietudini antiborghesi che attraversavano la società contemporanea.

APRILE 2006
Omaggio a Saul Bass
Fase IV distruzione della terra
di Saul Bass
(1974 USA 93’)
Unico e indimenticabile film come regista di Saul Bass, designer famoso per i meravigliosi titoli di testa e le locandine di decine di film (Preminger, Hitchcock...). Metafora inquietante ed affascinante narra di un’invasione di formiche nell’Arizona e si inserisce nel filone della fantascienza metafisica raggiungendo vette che solo il 2001 di Kubrick ha toccato. Straordinari gli inserti documentari filmati da Ken Middleton. Mai editato in DVD.

Dementia
di John Parker
(1955 USA 56’)
Misconosciuto gioiello surreale noir di John Parker (pseudonimo per Bruno Ve Sota?). Per lo stile visuale e l’ambientazione urbana in cui si muovono personaggi solitari è stato paragonato dalla rivista americana Re/Search ai quadri di De Chirico e a L’infernale Quinlan di Orson Welles. Mai arrivato in Italia, è un’anteprima che siamo orgogliosi di proporvi.

Uncut - Member only
di Gionata Zarantonello
(2003 ITA 78’)
Trash spinto: Ciccio bloccato a letto per una frattura al bacino ha in testa solo una cosa: trovare una donna che lo intrattenga in modo piacevole. Comincia così una ricerca ossessiva, tra i tanti numeri di telefono, per portarsi sotto il lenzuolo una ex fidanzata, un’amica, una vicina di casa. Per sedurre le potenziali amanti Ciccio usa qualsiasi tecnica, compresa la lettura di alcuni brani di un libro che sta cercando di pubblicare, un testo “definitivo” del rapporto tra uomini e donne. Il tutto con una sola inquadratura: il pene del protagonista. Un piano sequenza di 78 minuti, mentre da fuori campo voci, oggetti e presenze invadono la scena, compone quello che si può definire: “il film più piccolo del mondo”, girato in un solo giorno, in due metri quadri di spazio (il letto appunto).

Martin – Director’s Cut
di George A. Romero
(1978 USA 95’)
Dopo un oblio durato trent’anni arriva finalmente in Italia la versione integrale di Martin, il secondo lungometraggio diretto da George Romero, l’autore della tetralogia dedicata ai morti viventi. Diretto nel 1977, Martin è incentrato su un diciassettenne convinto di essere la reincarnazione di un vecchio vampiro. Nel suo tipico stile orrorifico, venato di un lucido sarcasmo, Romero dirige un omaggio atipico al genere vampiresco, riconosciuto dalla stampa specializzata di tutto il mondo come un capolavoro. Il film, uscito in Italia con il titolo di Wampir, fu letteralmente devastato dall’intervento dei distributori italiani (un Dario Argento invasato) che lo rimontarono, eliminandone dieci minuti e aggiungendo la colonna sonora dei Goblin e rendendolo incomprensibile.

Mysterious Skin
di Gregg Araki
(2004 USA 99’)
Uno dei più bei film di questi anni, Araki altrove confusionario riesce miracolosamente a mettere in scena un trauma con conseguenze devastanti come l'abuso sessuale, in grado di condizionare una vita rubando possibili alternative, dimostrando che con sensibilità e ironia si può affrontare qualsiasi argomento. Il suo talento visionario alterna voli surreali a virate oniriche ma è molto ancorato alla realtà e alla verità dei dettagli, curati con morbosa precisione. Il suo è un cinema vitale e sanguigno, schietto e diretto, senza falsi pudori, fatto di pugni nello stomaco, stoccate al buon gusto e sfida ai tabù, ma capace anche di improvvisi slanci poetici. Fuori dagli schemi.

The Manson Family
di Jim Van Bebber
(2003 USA 95’)
Attraverso uno stile documentaristico, Jim Van Bebber (regista/attore piuttosto noto nella scena indipendente americana) ricostruisce la storia della “famiglia” Manson dagli esordi agli omicidi, alternando la storia della comune con quella di un gruppetto di fan moderni, che prendono di mira un giornalista interessato alla storia di Manson. Arriva in Italia un film maledetto come la storia che racconta. Astenersi deboli di stomaco.

Vital
di Shinya Tsukamoto
(2004 GIAP 86’)
In anteprima la nuova opera del regista di Tetsuo presentato alla Mostra di Venezia e poi scomparso nei meandri della (non) distribuzione italiana. Corpo e anima, verità e sogno, immobilità e movimento sono i nuclei costitutivi della vita umana e sta a noi accogliere fino in fondo quello che il destino ci ha riservato. Film drammatico ma per nulla melenso, doloroso e crudele, coraggioso ed allo stesso tempo fatalista, "Vital" sembra dire allo spettatore che il dolore è parte della vita, che anch'esso ha un ruolo, che una parte di noi si costruisce anche nel momento in cui ne facciamo esperienza. Un film in cui ci si deve lasciare accompagnare nella vita dei protagonisti, soffrire con loro e per loro, vivere fino in fondo un'esperienza ineguagliabile come la scomposizione e la ricomposizione di sè stessi.
(sotto il titolo: opera di Roland Topor)

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