05/05/08

Francis Bacon a Milano

Francis Bacon in mostra a Milano - Palazzo Reale - fino al 29/06/08
"Ciò che vuole l'uomo moderno è la smorfia felina senza gatto, cioè la sostanza senza la tradizionale elaborazione"

Tanti sono i motivi per non perdere la mostra di Milano: l'opera di Francis Bacon è felicemente refrattaria a qualsiasi interpretazione simbolica e questo a differenza della maggioranza dell'arte contemporanea in cui le elucubrazioni critiche spesso acquisiscono un'importanza maggiore dell'opera in sé.
I suoi quadri non significano nulla, guardandoli si avverte la sensazione di stare assistendo ad un'esperienza vissuta, come presenziare ad un incidente stradale o subire un intervento chirurgico in anestesia locale, a tal proposito Bacon confessa "si tratta di un tentativo per far sì che la figurazione raggiunga il sistema nervoso nel modo più violento e straziante possibile. La vera pittura è una misteriosa e ininterrotta lotta con il caso, misteriosa perchè la vera essenza può agire direttamente sul sistema nervoso...penso che oggi dipingere sia pura intuizione e fortuna e significhi sfruttare ciò che si offre al tuo spirito, quando esso si trovi in condizione particolarmente ricettiva."
La sua arte non appartiene ad un movimento artistico particolare e fa sorridere a tal proposito ricordare che l'Esposizione Surrealista del 1936 respinse le sue opere; inoltre le sue tele, assolutamente peculiari, non si sono facilmente prestate all'imitazione.
L'obiettivo della sua pittura Bacon lo vede "come un tentativo di catturare l'apparenza con l'insieme di sensazioni che quell'apparenza concreta suscita in me. Si tratta veramente, per me, di essere capace di mettere una trappola per cogliere il fatto nel suo punto più vivido. Ciò che a mio avviso l'uomo vuole di generazione in generazione è reinventare i modi nei quali l'apparenza può essere prodotta e riportata sul suo sistema nervoso più violentemente, più immediatamente di quanto sia stato fatto in precedenza, perchè ciò è già diventato una soluzione assorbita. Così ogni generazione deve reinventare l'apparenza...quello che voglio fare, è deformare la cosa e scostarla dall'apparenza, ma in questa deformazione ricondurla a una registrazione dell'apparenza...va però precisato che se una cosa viene trasmessa in modo diretto, la gente la sente come terrificante...ha la tendenza a offendersi dei fatti, di ciò che si ha l'abitudine di chiamare verità."
Nelle sue opere, in cui si percepisce una tensione costante che dà l'impressione di essere derivata da un combattimento dall'esito incerto, per quanto grande possa diventare la deformazione dei volti e il ricorso alla convulsione della carne, i personaggi raffigurati risultano sempre ben riconoscibili e individuabili, immortalati nella loro essenza profonda.
Il suo sofferto processo creativo, ci dice lui stesso, "sembra venire direttamente da ciò che abbiamo deciso di chiamare l'inconscio, con la schiuma dell'inconscio avvolta intorno, il che fa la sua freschezza."
Un'arte necessaria quindi, capace di rendersi partecipe della commovente vulnerabilità della condizione umana, colta nei suoi attimi più laceranti, con l'uomo praticamente "intrappolato nell'acuta consapevolezza della sua mortalità".
Le fonti d'ispirazione della pittura di Bacon sono state le più disparate, dai poeti greci ai grandi tragediografi (soprattutto Eschilo), da Shakespeare a Balzac, da Proust a Racine e Baudelaire, dal dipinto "Innocenzo X" di Velazquez al quadro "La strage degli innocenti" di Poussin. Ma altre influenze fondamentali della sua opera sono state le sconvolgenti creazioni in celluloide di Sergej Ejzenstejn e Luis Buñuel, dai cui fotogrammi hanno preso corpo illuminanti spunti. Altre suggestioni sono nate all'artista osservando le fotografie di Edward Muybridge, quelle di K.C. Clark, reportages di guerra o esaminando radiografie e immagini mediche di ambito stomatologico. La bocca, infatti, è sempre stata la parte del corpo umano che più di tutte ha attirato l'attenzione di Bacon e l'artista ha sempre ritenuto che la bocca, molto più degli occhi, fosse il vero e proprio specchio dell'anima umana.

Bacon afferma "voglio un'immagine molto ordinata, ma voglio che essa si produca fatalmente...il mio ideale sarebbe prendere una manciata di pittura e lanciarla sulla tela con la speranza che il ritratto vi si realizzasse" e per far questo infatti spesso ricorre alla manipolazione fisica, con le sue stesse mani o con altri oggetti non convenzionali, della materia pittorica.
Proprio per questo viscerale coinvolgimento, il tipo di rapporto che viene ad instaurarsi tra il pubblico e la sua arte può essere paragonato a quello che prova il voyeur, cliente occasionale di un peep show, "messo di fronte alla figura nella sua intimità più profonda".

"Bacon colpisce l'occhio come involucro con un segno in rilievo, in maniera tale che lo sguardo passi, in anticipo, al di là dell'accecamento che lo aspetta"
(Gilles Deleuze)
A completamento delle parole di Bacon, leggetevi la sfolgorante analisi di Lenny Nero, anima di un blog incandescente e forse gemello: http://lennynero.wordpress.com/2008/04/27/deformografia-i-francis-bacon
(nel post citazioni da interviste a Francis Bacon)

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