14/05/08

Albert, perchè?

Albert, perchè? Albert - warum?
di Josef Rödl (1978 RFT 105')
con Fritz Binner, Michael Eichenseer, Elfriede Bleisteiner, Georg Schiessl

Saggio di diploma, girato dal regista per la scuola di cinema di Monaco, narra di Albert, figlio di un contadino benestante, ritratto al momento della dimissione da una clinica psichiatrica. Il padre, che durante il suo lungo ricovero ha affidato la fattoria ad un cugino di Albert di nome Hans, va ad accoglierlo alla stazione. Albert non riesce ad adattarsi al nuovo ambiente e si ritira in una vecchia casa diroccata situata accanto alla nuova fattoria. Solo quando Hans è costretto ad andare in ospedale, Albert ha la possibilità di dimostrare che sa perfettamente destreggiarsi nel lavoro dei campi. Dopo il ritorno di Hans però, Albert viene nuovamente rifiutato dagli abitanti del paese che lo considerano debole di mente , perchè balbetta ed è stato in "manicomio". Ovunque, nella locanda, in discoteca e per strada, Albert viene messo alla berlina, schernito e offeso. I suoi timidi tentativi di approccio con le donne del paese vengono brutalmente stroncati. Alcool, campagna e animali rappresentano la sua unica consolazione. Albert tenta disperatamente di difendersi compiendo gesti che esprimono il suo rifiuto ma che al tempo stesso sono purtroppo quelli che la gente si aspetta da un imbecille. Uccide animali, ruba conigli e dà fuoco ad una baracca. Man mano che il tempo passa i suoi sfoghi diventano sempre più eccentrici e talora pericolosi: fa il bagno a un animale e arriva a ferire un ragazzo. Gli abitanti del paese sono sempre più insofferenti alle sue stranezze e parlano fra di loro della possibilità di internarlo di nuovo. Venuto a conoscenza delle loro intenzioni, Albert si impicca al campanile di una chiesa.
Premiato al festival di Berlino nel 1979 e poi disperso nei mille enigmatici rivoli della distribuzione, fu all'epoca un caso ed una rivelazione, anche perchè interpretato e dedicato a Fritz Binner, autentico disadattato, che riesce con la sua sofferta performance a far recepire allo spettatore la sua figura come assolutamente autentica. Albert è un "diverso" all'interno del villaggio basso-bavarese in cui vive, una comunità chiusa, inflessibile, irrigidita nelle sue norme, che emargina chi non accetta di adeguarsi ad essa. Nell'impari lotta Albert si rivela una persona straordinariamente forte e sensibile che rifiuta, a ragion veduta, di piegarsi alle regole dei suoi concittadini. Solo la frustrata ricerca d'amore, di sicurezza o di qualcosa che gli assomigli, e non certo un presunto pentimento o un senso di colpa, lo spinge a togliersi la vita. Il fatto che si appenda alla fune della campana conferisce al suo gesto un significato di orgogliosa e dignitosa accusa. Fritz Binner, con la sua imponente corporatura e il suo viso ostinato e soave, dà ad Albert una presenza fisica che lo spettatore percepisce come assolutamente veritiera. Al realismo nell'interpretazione dei personaggi e del loro ambiente, Rödl contrappone, per una scelta ben precisa, la poesia formale. La cinepresa riprende in bianco e nero immagini di grande forza e di suggestiva bellezza, e proprio esse, accompagnate talora da un sottofondo di musica classica, conferiscono ad Albert, apparentemente senza aiuto, una sorta di arcaica dignità e consapevole orgoglio. Soprattutto in questi momenti "Albert - warum?" ricorda, nel tema e nell'ambiente, un'opera affine di Bresson, "Mouchette".
Scrive Spagnoletti: "L'opera sorprendentemente fresca si situa in una felice costellazione tra documento e fiction, tra realtà e memoria, in una zona già al di là della programmaticità del cosiddetto Heimatfilm critico fine anni Sessanta, il cui più noto prodotto fu Scene di Caccia in Bassa Baviera di Peter Fleischmann. Girato nel villaggio natale dell'autore, il film di Rödl rappresenta uno spaccato assai vivido della triste vita di provincia narrata attraverso la storia vera di Fritz Binner, considerato lo "scemo del villaggio", e perciò escluso e discriminato dalla piccola comunità. I parallelismi tra la realtà e la fiction hanno assunto caratteri agghiaccianti: Binner è morto subito dopo la fine delle riprese per abuso di alcool. E' un'ulteriore e tragica conferma della tesi che il film riesce molto bene a illustrare con tristi immagini in bianco e nero: l'incomprensione può essere altrettanto letale dell'omicidio."
Il film fu dedicato a "Fritz Binner e a tutti coloro che non hanno la possibilità di difendersi".
Opera di un'attualità stringente, che probabilmente non avremo mai la possibilità di vedere.
(post fatto col contributo di una recensione di Joe Hembus)

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