18/01/08

Ogni opera d'arte è apocalittica

Ogni opera d'arte rappresenta un aspetto della realtà. La realtà è l'elemento oggettivo, rappresentazione e aspetto sono gli elementi soggettivi.
Ogni opera d'arte rappresenta in modo soggettivo un aspetto soggettivo della realtà. Compito della società è di scoprire la propria realtà nell'opera d'arte.
La realtà di una società è la struttura politica in cui essa vive. Ogni struttura politica si può rappresentare da due prospettive diverse: quella dei potenti e quella di chi non ha potere.
La paura dei potenti nei confronti dell'opera d'arte è duplice: temono che chi non ha potere scopra in essa i suoi dominatori, o che in essa si scopra come dominatore.
Ogni opera d'arte può essere politicamente efficace: può trasformarsi in una metafora politica. Se un'opera d'arte viene recepita come metafora politica, è equiparata, per chi così la intende, alla realtà politica.
Se e come un'opera d'arte abbia efficacia politica, dipende dalla società.
Se e come un'opera d'arte abbia efficacia politica, non è prevedibile.
Quanto meno intenzionalmente un'opera d'arte si carichi di significati politici, tanto più è forte la sua efficacia a livello politico.
Arte intenzionalmente politica diventa molto facilmente inefficace a livello politico.
Un grido non è una poesia.
Per ogni opera d'arte è necessaria una distanza dai propri contenuti.
Se il contenuto è rivolta, la distanza è pacificazione. Se il contenuto è pacificazione, la distanza è rivolta.
Se il contenuto è dolore, la distanza è consolazione. Se il contenuto è consolazione, la distanza è dolore.
Se il contenuto è disperazione, la distanza è felicità. La disperazione non conosce distanza.
Non esiste un'opera d'arte disperata. La distanza è resa possibile dall'umorismo. L'umorismo è la maschera della saggezza. Senza maschera la saggezza è inesorabile.
L'umorismo rende tollerabile l'inesorabilità.
L'inesorabilità intollerabile non é saggia. Per l'arte esistono soltanto gli uomini. Per la politica esiste soltanto l'umanità. Solo gli uomini possono essere felici. Il fine della politica può essere solo qualcosa di ovvio, mai la felicità.
Chi cerca la felicità in politica, vuole dominare. Per fare in modo che le condizioni di vita dell'umanità siano com'é ovvio che dovrebbero essere, è ipotizzabile il ricorso a una scienza. Un'ideologia non è una scienza.
L'ovvietà è la struttura più ragionevole nella quale gli uomini dovrebbero convivere.
Due strutture sono scientificamente ipotizzabili: una determinata da leggi di Natura, l'altra da regole. La scelta dell'una o dell'altra struttura dipende dal livello di razionalità degli uomini. Più l'uomo è irrazionale, più tende verso le leggi di natura. Gli uomini tendono ad accettare piuttosto una struttura basata sulla legge naturale. Le catastrofi diventano sempre più immani, i delitti sempre più spaventosi e le leggi sempre più draconiane.
Nessuno dei due sistemi garantisce agli uomini la felicità. Chi elimina le ideologie, elimina i pretesti all'uso della violenza. La violenza non elimina la violenza, nel migliore dei casi ne sostituisce una con un'altra.
La politica permette prognosi dubbie. Ottimismo e pessimismo sono prognosi dubbie. Un'opera d'arte non conosce prognosi dubbie.
Dove l'uomo è tutt'uno con l'umanità: nell'unica prognosi certa: nella Morte.
Ogni opera d'arte è apocalittica.
(Friedrich Durrenmatt)

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