19/10/07

Un chien andalou

Un chien andalou
di Luis Buñuel
(1929 FRA 16')

Scritto e ideato da Buñuel e Salvador Dalì a partire dai loro sogni, è un film unico nella storia del cinema e nasce in ambienti surrealisti. Proprio del surrealismo è l’assemblaggio di immagini per associazione mentale, seguendo gli impulsi dell’inconscio e lasciando da parte ragione, morale ed estetica. Alla tradizionale ricerca della continuità tra una sequenza e l’altra i due artisti sostituiscono una discontinuità della rappresentazione che tende a far affiorare l’assurdità e l’illogicità del reale. Il cinema nelle mani del regista diventa lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni, delle emozioni, dell’istinto: il buio che invade a poco a poco la sala equivale alla chiusura degli occhi propria dell’addormentarsi…è allora che comincia sullo schermo e nell’intimo dell’uomo l’incursione notturna nell’inconscio: le immagini come nel sonno compaiono e scompaiono, il tempo e lo spazio cronologico e i valori relativi di durata non corrispondono più alla realtà, i movimenti accelerano i ritardi…


...mi sentivo attirato da una certa idea di rivoluzione.
I surrealisti, che non si consideravano terroristi né attivisti armati, lottavano contro una società che detestavano usando come arma principale lo scandalo. Contro le disuguaglianze sociali, lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, l’influenza abbruttente della religione, il militarismo rozzo e colonialista, considerarono a lungo lo scandalo come il rivelatore onnipotente, capace di mettere a nudo le molle segrete e odiose del sistema da abbattere...La maggior parte di quei rivoluzionari erano figli di papà, o meglio rampolli di buona famiglia. Borghesi che si ribellavano alla borghesia.
Ne sono un esempio. A tutto questo bisogna aggiungere, in me, un certo istinto negativo, distruttivo, che ho sempre sentito più forte di qualsiasi impulso creatore.
L’idea di incendiare un museo, per esempio, mi ha sempre allettato più dell’apertura di un centro culturale o dell’inaugurazione di un ospedale. Non c’è confronto.
(Luis Buñuel)

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