20/10/07

Il buio nella mente

Dopo i recenti agghiaccianti episodi di cronaca nera e la contemporanea presenza in sala di film violenti si sono riaccese le cicliche polemiche sulla violenza nel cinema e sulle sue presunte ripercussioni sulla vita reale e sui comportamenti di persone facilmente influenzabili.
Regolarmente si tende a dimenticare che attribuire queste grandi capacità di suggestione al cinema urta con l’esperienza scientificamente accertata secondo la quale anche dopo ipnosi profonda, in stato post-ipnotico, una persona non può essere spinta a compiere azioni in contrasto con la propria natura.
Inoltre il cinema ha poco più di un centinaio d’anni, mentre, disgraziatamente, efferati delitti vengono compiuti dagli esseri umani da migliaia di anni…l’arte rimodella la vita, ma non la crea, in certi casi la riproduce, ma mai la produce.
A questo punto è scientificamente maggiormente plausibile il ragionamento che, seguendo teorie psicanalitiche, attribuisce alla violenza nel cinema la capacità di adempiere ad un utile fine sociale, permettendo agli spettatori di scaricare le pulsioni e gli istinti più reconditi, in una sorta di catarsi purificatrice in grado di sublimare, attraverso le immagini che scorrono sullo schermo, l’aggressività repressa.
Parlando della televisione il discorso si fa più complesso e più torbido in quanto si assiste quotidianamente ad una certa spettacolarizzazione della violenza sul piccolo schermo, sfruttando l’idea diffusa dell’immagine come documento del reale, e come tale realtà incontestabile ed incensurabile. Il cinema che ha generato questo tipo di televisione è quello che origina da Mondo Cane (1962) di Jacopetti & Prosperi (ricordiamoci che all’epoca ebbe un successo straordinario) e dai successivi mondo movies: pseudo-documentari in cui venivano mostrate atrocità vere, spesso inframmezzate a trucchi pretenziosamente verosimili, senza doversi scagionare in alcun modo per la crudeltà delle sequenze. Venivano così eliminate le responsabilità morali ed ideologiche verso quello che si proiettava con la giustificazione di dover documentare il reale, ma la riproduzione del vero di questi film (come quella della televisione attuale) non era distaccata, asettica e imparziale, bensì morbosa, sadica, e voyeuristica. Altro elemento in comune tra i mondo movies e la televisione attuale è l’irrinunciabile presenza a fianco delle immagini di commenti moralistici e patetici.
Probabilmente neppure questa televisione è comunque in grado di scatenare violenza sociale, sicuramente però è maestra nel generare ulteriore idiozia…


“ Per far veramente vedere la violenza agli spettatori d’oggi, bisogna sbattergli il muso dentro. Tutti i giorni in televisione vediamo guerre, uomini che muoiono, ma non ci sembra reale. Non ci sembra gente vera. Siamo stati anestetizzati dai mezzi di comunicazione di massa. La maggior parte della gente non sa com’è fatto il buco di una pallottola in un corpo umano: io voglio che lo vedano.”
Sam Peckinpah

Nessun commento: