19/10/07

I Figli della Violenza

I FIGLI DELLA VIOLENZA
(Los olvidados)
di Luis Buñuel

Messico 1950 88’
con Estela Inda, Miguel Inclàn,
Alfonso Mejia, Roberto Cobo.

Città del Messico 1950 :un gruppo di ragazzi cresce non amato e privo di diritti tra baracche e casupole di un’immensa periferia.
Questo film è una delle migliori rappresentazioni del mondo del “sottosviluppo” che siano mai state fatte, a metà strada tra il documentario antropologico ed il racconto surrealista (l’irrazionale che irrompe in più punti durante la narrazione, per esempio nella sequenza del sogno, nella morte di Jaibo, nella presenza ossessiva di galli e galline come elemento di minaccia...). Per realizzarlo Bunuel trascorse sei mesi vivendo a stretto contatto con gli “olvidados”, i “dimenticati” abitanti di una delle decine di bidonville alla periferia di Città del Messico. Il film è un’opera di denuncia sociale che indica nella miseria e nell’ingiustizia i veri responsabili della violenza cieca ed assoluta dei giovani protagonisti, rappresentanti un’emarginazione incapace di individuare i suoi nemici e pervasa da una feroce spinta autodistruttiva.
Bunuel muove così il suo “atto d’accusa contro le forze che presiedono all’organizzazione sociale e morale della vita, ed insieme firma un atto d’amore infinito verso i soggetti della perdita, alla terra condotti attraverso il sapore del male” in un mondo disperato “dove non esistono tentativi di rivolta, ma solo l’accettazione della condanna sociale e del proprio destino di morte”
Nel film non ci sono buoni o cattivi, non ci sono gli estetismi consolatori tipici di certo cinema sul Terzo Mondo, ma tutti i personaggi sono immersi nell’orrore dell’esistenza in un mondo dove il bisogno d’amore è sempre inappagato (anche tra madre e figlio) e dove l’unica alternativa alla crudeltà della società è la fuga nella morte (rappresentata nel film da un cane randagio).
Impressionante pensare che il regista abbia girato il film in soli 21 giorni (il montaggio ne ha richiesti 4), visti i tanti argomenti affrontati (la fame, il crimine, il rapporto madre - figlio, l’irrazionale, i metodi correttivi...) e i particolari geniali presenti in abbondanza.

“ (...) in questo senso il mondo, -disse Moro-, che è sempre stato prossimo alla fine, oggi, se espressioni del genere sono ancora sostenibili,
visto che la fine del mondo è un’assurdità da adolescenti,
il mondo oggi è già oltre la sua fine.”
Thomas Bernhard, Ungenach

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