22/10/07

The Honeymoon Killers

The Honeymoon Killers
di Leonard Kastle
(1970 USA 108’)
con Shirley Stoler, Tony Lo Bianco, Mary Jane Higby, Doris Roberts

Ispirato a un vero fatto di cronaca (i veri Ray Fernandez e Martha Beck, soprannominati “gli assassini dei cuori solitari”, furono giustiziati sulla sedia elettrica nel 1951): un uomo maturo e affascinante con la complicità di un infermiera obesa irretisce e seduce donne facoltose e dal cuore solitario, che trova di volta in volta sugli annunci personali della “posta del cuore”.
Insieme i due assassinarono un certo numero di zitelle e di vedove, dopo averle derubate dei loro risparmi con il miraggio di una sistemazione matrimoniale.
Il film si rifà agli atti del processo e agli articoli di giornale per ricostruire i fatti, non mancando di romanzare i dialoghi e riesce a restituire uno spaccato autentico di una certa popolazione americana affranta, disillusa, sola (come solo gli abitanti delle metropoli nella società di massa sanno essere) e sconfitta, come raramente se ne sono viste su celluloide.
Una profonda riflessione, quindi, sull’angoscia di rimanere soli, che è il collante che amalgama l’unione tra la dark lady oversize e l’obsoleto Rodolfo Valentino e a ben vedere è la medesima angoscia che rende cosi docili le mature vittime nelle mani dell’attempato gigolò.
Tutti sono vittime, in realtà, di una società implacabile e la disperazione è sempre una cattiva consigliera.
Lo stile del film è a metà tra il parodico e il documento-shock, decisamente iperrealista, terso e sanguigno (tra il classicismo di Hawks e l’improvvisazione di Cassavetes) e distrugge qualsiasi cliché, una vera e propria “odissea della frustrazione, un’autopsia dell’oppressione sessuale che gela il sangue”.
La rappresentazione della violenza nello stilizzato bianco e nero del film è geometricamente asettica, spesso accompagnata con un effetto grottesco ed estraniante dalla musica di Mahler. Le uccisioni sono avventate, efferate e fuori da ogni controllo, frutto di passioni isteriche e follia fugace. Lo spirito che pervade la pellicola è di assoluta indipendenza con un impostazione generale rigorosa, tempestata però da soluzioni visive e narrative assai originali.
L’autore, eccentrico e personale, Leonard Kastle è in origine un musicista statunitense (maniaco tra l’altro di Berlioz), ha diretto solo questo film, ma è stato sufficiente per garantirgli l’ingresso nella storia del cinema come autore di culto.
All’epoca, il film fu adorato da Truffaut e apprezzato da Kubrick.
Per la cronaca il film fu cominciato da Scorsese sostituito da Kastle dopo una settimana di riprese.

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