20/10/07

Ghost Dog

Il codice del Samurai
Ghost Dog
di Jim Jarmush
(1999 FRA/GER/USA/GIAP 116')
con Forest Whitaker, John Tormey, Cliff Gorman, Henry Silva

"…Finché Virtù terremo per bastone lungo la via
E per lanterna Verità,
Può sopportarsi l'uragano sferzante della vita
Che dà alle membra i brividi,
Se il cuore manteniamo caldo…"

Questa poesia del mistico e visionario William Blake, vero e proprio padre spirituale del regista americano Jim Jarmush, rende in maniera appropriata l'idea che viene suscitata dalla visione sia di "Dead Man" (in cui il protagonista si chiama proprio William Blake) e, appunto, "Ghost Dog". Jarmush, felicemente appartato nel panorama del cinema americano contemporaneo, riesce a regalarci un cinema ricco di poesia, fortemente evocativo e suggestivo, capace di colpire profondamente l'immaginario dello spettatore, anche grazie alla sua intrinseca evanescenza. La cosa più sorprendente é che il regista riesce a fare tutto questo con una straordinaria leggerezza di tocco, lavorando (d)all'interno di generi cinematografici popolari come il western e il gangster movie, ragione per cui le trame dei suoi film sono comunque godibili ed avvincenti.
Una volta William Blake chiamato a pronunciarsi su cosa fosse la Morte rispose che per lui era come alzarsi ed andare in un'altra stanza. E sembra proprio questa affermazione il tema centrale dei due film succitati di Jarmush, che vengono a configurarsi come percorsi iniziatici, affascinanti metafore sulla stranezza ed anche sulla crudeltà della Vita. I suoi personaggi vivono immersi in una società spietatamente fondata sullo scontro (personale, etnico e sociale), ma riescono a trovare un codice morale e spirituale (in Ghost Dog é l'Hagakure, il codice degli antichi samurai, in Dead Man sono i saggi insegnamenti dell'indiano Nobody) che gli permette di affrontare con serenità e saggezza l'ineluttabilità del Destino. In questo percorso il bravissimo Forest Whitaker, nel ruolo del killer protagonista di Ghost Dog, funge però da esempio per le generazioni più giovani, spargendo così i semi per un futuro possibile cambiamento.
Il regista riesce a trovare la sua peculiare poesia delle immagini anche grazie al sapiente uso che fa della musica nei suoi film: in Dead Man servendosi dell'eccellente partitura musicale composta da Neil Young, mentre in questo caso l'avvincente hip hop dei Public Enemy e degli afroamericani RZA.

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